Generali: Mediobanca trionfa, ma l’ombra non svanisce

Nell’assemblea degli azionisti di Assicurazioni Generali, svoltasi con una partecipazione del 68,8% del capitale, la lista presentata da Mediobanca raccoglie oltre il 52% dei voti, assicurando la continuità della governance. Tuttavia, tensioni sulle alleanze strategiche e il delicato ruolo di Unicredit e Natixis suggeriscono che la vittoria potrebbe celare più di un’incognita.

Nell’assemblea di Generali, chiamata anche al rinnovo delle cariche sociali, la lista di Mediobanca — primo socio con il 13,1% del capitale — ha ottenuto il 52,38% dei consensi. La contro-lista di Francesco Gaetano Caltagirone ha raccolto il 36,8% dei voti espressi, mentre la restante parte è stata ripartita tra schede bianche e astensioni.

La partecipazione al voto è stata rilevante: con il 68,77% del capitale rappresentato in sala, gli esiti acquistano ulteriore legittimità, confermando l’attenzione degli investitori verso le strategie future del gruppo.

L’entusiasmo moderato del management

Philippe Donnet, amministratore delegato di Generali, ha definito il risultato «un ottimo segnale»: «Gli azionisti si sono espressi nettamente a favore della continuità della governance e della stabilità del management. Questa è la garanzia del successo della società», ha dichiarato ai giornalisti post-assemblea.

Nonostante le parole trionfalistiche, il management non ha celato una certa cautela: la distanza dalle opposizioni rimane simile al 2022, e più della metà dei voti in assemblea, seppur rilevante, non elimina tutte le incertezze sul futuro assetto del board.

Natixis sullo sfondo

Tra gli osservati speciali dell’assemblea c’era Natixis, che ha siglato un memorandum d’intesa con Generali per creare un operatore europeo nel wealth management. L’alleanza è stata criticata dai soci italiani Delfin e Caltagirone e potrebbe subire interventi di Golden Power governativo se finalizzata.

«Se questo voto fosse stato un referendum sull’alleanza con i transalpini, lo avremmo vinto», ha commentato Donnet, rimarcando l’importanza strategica del progetto nonostante le riserve di una parte del capitale.

Le mosse di Unicredit e Benetton

A intaccare l’umore del management hanno contribuito le scelte di Unicredit — presente in assemblea con il 6,7% — che ha votato la lista di Caltagirone, e dei Benetton, con il 4,8% di capitale, che si sono astenuti sul tema delle liste.

Fonti vicine alla famiglia di Treviso hanno spiegato che la mossa mira a mantenere mani libere in vista dell’offerta pubblica di scambio di Monte dei Paschi su Mediobanca, un’operazione che potrebbe ridisegnare gli equilibri tra gli azionisti di Generali.

Il ruolo di Andrea Orcel

Non meno rilevante è la posizione di Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, considerato dai più il possibile acquirente della quota Mediobanca. Secondo alcune indiscrezioni, Luigi Lovaglio, numero uno di Monte dei Paschi, sarebbe pronto a cedere la partecipazione nella banca d’affari.

Qualora Unicredit diventasse primo azionista di Generali, si troverebbe a esercitare una primazia su un board di cui non ha scelto i membri, minando potenzialmente il rapporto fiduciario con l’attuale management. Questo scenario apre a molteplici ipotesi, nessuna delle quali garantisce la serenità del consiglio fino al termine del mandato.