Unicredit pronta al rilancio su Banco Bpm
Messo temporaneamente in soffitta il dossier Commerzbank, che verrà ripreso in mano con ogni probabilità a 2026 inoltrato, Andrea Orcel può tornare a concentrarsi su Banco Bpm, in attesa di capire cosa fare su Generali.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
L’amministratore delegato di Unicredit sa di dovere intervenire sul prezzo dell’offerta e ha voluto precisare che un rilancio è possibile, ma solo se c'è valore. Andrea Orcel nel corso della «Morgan Stanley European Financials Conference 2025» ha ricordato che «siamo stati abbastanza aperti a dire che, allo stesso modo in cui non facciamo qualcosa che distrugge il valore, facciamo qualcosa che aggiunge valore».
Detto questo «alla fine del processo, guardando dove si trova il valore», se c'è ne è di più «non abbiamo escluso» un aumento dell'offerta.
Ritorno sull'investimento superiore
La valutazione di Orcel non può prescindere dall’andamento dell'offerta che Banco Bpm ha lanciato su Anima il cui esito è legato alla presenza o meno del Danish Compromise, su cui la banca attende il disco verde della Bce.
Se verranno concessi i benefici fiscali connessi al «compromesso danese» l’acquisto di Anima, ha spiegato Orcel, «ha un ritorno sull'investimento superiore al 15% e consuma pochissimo capitale» ma «senza il ritorno sull'investimento è dell'11% e consuma miliardi di capitale».
Qualora si verificasse questa eventualità «quello che si acquista è molto meno capitalizzato di quello che si aveva all'inizio» e, «se succede, non è un elemento positivo, ma negativo».
A breve via libera offerta
Orcel ha poi aggiunto di aspettarsi le ultime autorizzazioni all’Ops «alla fine di questo mese» e che quindi «il periodo di offerta potrà essere in qualunque momento tra la prima settimana di giugno e l’inizio di luglio».
Ogni decisione sulla revisione dei termini o sul ritiro dell’offerta potrà essere presa fino a due giorni prima della chiusura e quindi «sarebbe totalmente irrazionale da parte nostra fare discorsi su cosa fare prima di essere vicini alla chiusura».
«Allora decideremo se c’è valore nel fare l’operazione del tutto e se c’è qualche ragione per rivedere il prezzo. In caso lo faremo, altrimenti no».
Pazienza su Commerzbank
La campagna tedesca prevede invece un atteggiamento molto più attendista. Su Commerzbank, ha detto Orcel, «occorre avere pazienza», indica il ceo di Unicredit, in primo luogo, perché la banca deve avviare colloqui con il nuovo esecutivo e per questo ci «vorrà tempo».
E in secondo luogo perché, dopo l'ok della Bce a salire al 29,9%, ci sono altre autorizzazioni da attendere, tra cui quella dell'Antitrust tedesco. Ed è ragionevole pensare che per avere tutte le approvazioni si arriverà «all'estate o l'inizio dell'autunno».
Dall'altra, se non ci sarà il matrimonio, potrà scegliere se aspettare fino al 2027 e sfruttare le promesse del piano triennale messo in piedi dal Ceo di Commerzbank Bettina Orlopp, oppure vendere le opzioni in mano e restituire il capitale agli investitori.
Le frizioni incontrate hanno reso Orcel meno ottimista sulla possibilità che il consolidamento bancario possa avvenire a livello europeo.
«Sono meno ottimista di quanto fossi alla fine dello scorso anno» in merito alla possibilità che si realizzino grandi operazioni di consolidamento bancario a livello europeo», ha spiegato Orcel. «Si tratta di molto tempo, di molta incertezza», ha aggiunto.
Generali sullo sfondo
Resta da capire quale sia la strategia di Orcel riguardo alle Generali di cui Unicredit, secondo fonti accreditate, potrebbe avere una quota ormai prossima al 10%.
Secondo alcuni osservatori, difficilmente Orcel potrebbe fare fronte comune con Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin e, per converso, sembra furori discussione che abbia fatto quell’investimento solo per salvare Mediobanca.
Se Orcel decidesse di virare su Generali molto probabilmente avrebbe l’appoggio di Mediobanca stessa, ormai pronta a cedere il suo 13% del Leone, ma anche di Fondazione Crt e Benetton, porto di un altro 8% complessivo del capitale e da sempre vicini a Mediobanca.
Del dossier, secondo un banchiere di lungo corso, si starebbe interessando anche Fabrizio Palenzona, uscito dai radar della cronaca da quando si è dimesso dalla presidenza della Fondazione Crt, ma da sempre grande king maker del mercato italiano. Allo stato è poco più di una suggestione. Il tempo ci dirà se era qualcosa di più.