Il comparto chiude l’panno con risultati positivi e in crescita dell’8,2% rispetto all’anno precedente. I servizi coprono solo il 60% mercato private che ha quindi ampi margini di crescita.

Il 2023 si chiude con risultati positivi per l’industria del Private Banking italiano. Il settore registra degli asset in gestione a quota 1.076 euro con una crescita dell'8,2% rispetto al 2022.

E' quanto emerge dall'ultimo report dell'Associazione italiana private banking (Aipb) dal quale si rileva che l’industria ha individuato tre sfide chiave per una crescita sostenibile nel tempo: la capacità di rafforzare il presidio delle future generazioni di clientela con un approccio alla consulenza multi-generazionale; lo sviluppo di una «protezione» che non si limiti solo all'ambito finanziario e la capacità di cogliere le opportunità offerte dall'intelligenza artificiale.

Cinque generazioni di clienti

Oggi il Private Banking sta gestendo contemporaneamente cinque generazioni di clienti, che hanno pesi molto diversi tra loro e che vanno dagli under 44 anni agli over 74 anni. Nei prossimi anni, spiega la ricerca, l'industria assisterà ad ingenti passaggi generazionali di ricchezza. Entro la fine di quest'anno si prevede che 22 miliardi di euro passeranno alle generazioni più giovani: cifra che salirà a circa 180 miliardi entro il 2028 e a 300 miliardi entro il 2033.

II Private Banking dovrà essere in grado di far dialogare le diverse generazioni, riducendo la quota di clienti che non coinvolge i figli nella gestione del patrimonio e aumentando la percentuale di chi confermerà il consulente di famiglia.

Rinnovare patto fiducia

Per conservare la relazione costruita nel tempo, diventa fondamentale rinnovare il patto di fiducia con gli eredi della clientela acquisita, cercando di comprendere il diverso sistema di valori, priorità di vita e aspettative sul servizio.

Dall'Osservatorio sulla clientela di Aipb emerge, ad esempio, che tra i 45 e 54 anni le motivazioni che portano a investire sono legate all'accumulo e alla costruzione del capitale, mentre tra i 55 e i 64 anni diventa centrale essere in grado di costruire qualcosa per i futuri eredi.

Aumentare quote mercato

Le fasce d'età più giovani vogliono comprendere l'impatto dei loro investimenti, mentre quelle più senior chiedono soprattutto un incontro sistematico col Banker. Di conseguenza, il servizio di consulenza deve assumere modalità diversificate.

L’industria del Private Banking deve affrontare anche una sfida dimensionale, che implica ius allargamento considerevole del mercato attuale. «I servizi di private banking coprono circa il 60% del mercato private totale» che vale oltre mille miliardi di euro. «Questo significa che c'è un 40% ancora non seguito».

Bisogno di prossimità

Questo gap, spiega il presidente dell'Aipb, Andrea Ragaini, ha due motivazioni di base: «Il Private Banking ha bisogno di prossimità e non tutt'Italia è raggiungibile fisicamente. Non tutte le strutture bancarie offrono poi servizi di private banking, ma sempre più istituti si stanno interessando al modello».

«Il successo del modello di servizio del private banking, basato sulla fiducia tra banker e cliente» ha aggiunto Ragaini, «funziona e dunque sempre più realtà stanno provando a costruire set up di questo tipo. Speriamo che nei prossimi anni questo 40% si riduca progressivamente e tanti nuovi player arrivino sul mercato e nell’associazione».