Da quando si è affacciato nel capitale sociale di Commerzbank per Andrea Orcel è ritornata di moda la definizione di «Kaiser Andrea» o meglio ancora «kaiser delle banche» che lo accompagna da quando, come consulente, consigliava ai banchieri quali prede scegliere e quanto pagarle.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Il «Wall Street Journal», in un ritratto divenuto ormai celebre, lo ha definito «Il banchiere mite che vuole essere il Jamie Dimon d’Europa». Certamente, come il numero uno di J.P. Morgan Chase, il Ceo di Unicredit ha una percezione di sé molto alta che lo porta, come testimoniano i suoi interlocutori, a iniziare ogni telefonata con un confidenziale «Ciao, sono io», che oggi sembra una citazione di Adele ma che nel mondo finanziario è un marchio di fabbrica.

Chi più di tutti è entusiasta del suo arrivo sulla plancia di comando di Unicredit sono gli azionisti che hanno visto il titolo passare dagli 8,5 euro di quotazione del 15 aprile del 2021, il giorno del suo insediamento, agli attuali 39/40 euro, dopo un massimo assoluto in zona 42 euro per azione.

Entusiasti anche i top manager dell’azienda che non sopportavano più il suo predecessore, Jean Pierre Mustier, e le sue fissazioni come costringere tutti a indossare cravatte rosse (costringendo i trasgressori che incrociava nei corridoi a togliere le cravatte del colore sbagliato) e come usare la mascotte aziendale Elkette come fosse un oggetto transizionale.

Banchiere senza sponde

Il suo grande elettore nel 2021 è stato Fabrizio Palenzona, ex presidente della Fondazione Crt oggi in un periodo di bassa fortuna. Orcel non ha nessuna sponda politica preferenziale, ma ha una lunga lista di estimatori fra i grandi del mondo finanziario, primo fra tutti il Ceo di Ubs Sergio Ermotti.

L’assenza di ogni link politico ha consentito a Orcel di muoversi nei suoi due mercati core, tedesco e italiano, con la consapevolezza che per il successo di un’operazione finanziaria la tempistica e’ praticamente tutto. Soprattutto quando la tua ambizione è di creare un campione europeo, in grado di riguadagnare il terreno perduto nei confronti dei rivali americani.

Fusione da 25 miliardi di euro

Orcel ha costruito la maggior parte della sua carriera all’estero. Nel 1988 è approdato a Goldman Sachs, per trasferirsi poi a Parigi a Boston Consulting Group dal 1989 al 1992 e andare quindi nella sede londinese della banca americana Merrill Lynch.

Nel 1998 ha orchestrato la fusione da 25 miliardi di euro del Credito Italiano e Unicredito Italiano nell’Unicredit che poi, sempre con la sua consulenza, ha acquistato Capitalia. Durante la sua permanenza a Merrill Lynch Orcel ha affiancato il Santander nell’operazione Abn Amro e nell’acquisto di Abbey National.

Nel 2011 è arrivato in Ubs, uscendone a settembre del 2018 per apportare alla guida del Santander. Il cda dell’istituto spagnolo si oppose e Orcel ottenne un risarcimento milionario.

No al Monte

Dopo l’abbandono, il 23 ottobre 2021, del tavolo delle trattative per l’acquisto del Monte dei Paschi di Siena, con un ‘no’ che fece scalpore perché pronunciato in faccia all’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, in molti si erano convinti che la crescita organica sarebbe stata a lungo il driver di Unicredit.

E invece lo scorso 11 settembre la ban ca annuncia il suo ingresso in Commerzbank, di cui controlla il 9% e dove può salire al 28% con un’operazione in derivati, una volta ottenuto l’ok della Bce.

L’operazione ha avuto un timing perfetto perché giunta 48 ore prima della presentazione alla Ue del piano firmato da Draghi che evidenza, in maniera estremamente chiara, l’esigenza di istituti paneuropei per supportare la crescita e l’integrazione dell’Unione.

Stampo populista

Il timing gli ha consentito di incassare anche la informale approvazione anche di Christine Lagarde, presidente della Bce, che, senza entrare nel merito dell’operazione ha sottolineato che sono poche le banche che agiscono in più mercati territoriali dell’Unione.

Orcel sa che in Germania a febbraio ci saranno le elezioni politiche e sa che le forze moderate potrebbero fare una campagna di stampo populista nel tentativo di frenare i partiti di estrema destra, che molti temono possano prevalere. Orcel, opportunamente, non si è precluso alcuna mossa compresa la ritirata. Ma la sua vittoria l’ha già ottenuta dal mercato.

Sia Commerbank sia Unicredit hanno aumentato il loro valore dopo l’annuncio. Segno inequivocabile che il mercato ha gradito.

Lega contraria

Anche l’operazione sul Banco Bpm ha avuto una robusta opposizione politica, in particolare dal leader della Lega Matteo Salvini. Anche in questo caso la tempistica è stata perfetta visto che l’offerta è arrivata quando la banca guidata da Giuseppe Castagna stava per lanciare il suo progetto che prevedeva l’integrazione con Anima prima e Monte dei Paschi poi.

I francesi del Credit Agricole, soci del Banco Bpm, hanno incrementato la partecipazione dal 9% al 15,1% con l’obiettivo, allo stato, di negoziare l’uscita più vantaggiosa possibile.

Non è la prima volta

Orcel ha detto di non essere interessato alla quota del 10% del Monte che il Banco ha in pancia. Non è la prima volta che dice no all’asset senese. Tra gli osservatori maggiormente attenti c’è chi pensa che per sparigliare definitivamente le carte il banchiere possa decidere di ampliare l’offerta anche alla banca toscana, per poi cederne parte degli asset, magari a realtà vicine al governo.

Quello che nessuno pensa è che Orcel possa perdere la partita per la conquista del Banco Bpm.