Bankitalia da tempo auspica un robusto consolidamento del settore dell’Asset Management, anche se il regolatore puntava alla scomparsa di piccole Sim piuttosto che di campioni nazionali.

Zurich è alle battute conclusive del percorso che la porterà all’acquisto di Kairos. Fra i concorrenti che ha battuto c’è, secondo le indiscrezioni circolate a più riprese sul mercato, anche Anima che si potrebbe trovare a breve a passare dal ruolo di potenziale cacciatore a quello di possibile preda.

Secondo indiscrezioni di stampa la società potrebbe essere entrata nel mirino di Credit Agricole. Il mercato ha dimostrato di apprezzare questi rumors premiando il titolo di Anima con robusti acquisti.

Gli analisti finanziari hanno nella media apprezzato la ratio industriale di questa possibile combinazione sottolineando però come la prevalenza di una società estera sarebbe un problema strategico per il sistema del risparmio italiano.

Masse per 188,22 miliardi

Anima infatti è un boccone decisamente più grosso e prelibato di quanto non lo sia Kairos. La società, quotata in borsa, capitalizza oltre 1,3 miliardi di euro e, allo scorso mese di agosto, aveva masse in gestione pari a 188,22 miliardi di euro.

Sarebbe imperdonabile che un simile ammontare di ricchezza degli italiani vada a finire in mani estere senza nessuna battaglia.

I francesi sono già soci di Anima con una quota di poco superiore al 5% del capitale e quindi ne conoscono perfettamente i pregi e il posizionamento strategico. La resistenza da parte dei soci italiani è solo una questione di organizzazione e non di numeri.

Italiani possono fare blocco

Se i soci italiani decidessero di fare blocco per i francesi ci sarebbe poco da fare. Il primo azionista di Anima è Banco Bpm con il 21,7%, seguito da Poste italiane con l’11,6%, da Fsi di Maurizio Tamagnini con il 9,5% per finire con la Gamma di Francesco Gaetano Caltagirone, già impegnato anche nella partite relative a Mediobanca Unicredit e Generali, cui fa capo il 3,4%.

L’ultimo in ordine di tempo ad essersi palesato nell’azionariato di Amina è stato proprio il fondo di Tamagnini cui vengono attribuite strategie unitarie. Nel dettaglio sarebbe entrato proprio per fare da collante fra le varie anime italiane.

Ruolo scomodo per Banco Bpm

Se i toni della partita dovessero surriscaldarsi, Banco Bpm potrebbe essere chiamato a fare da pivot della difesa della società, e non solo perché ne è il primo azionista assoluto, ma anche per la sua storia.

I rapporti con Anima Holding risalgono al 2007, quando l'allora Banca Popolare di Milano entrò nel capitale della società chiamata Anima Sgr. L'anno successivo lanciò un’Opa totalitaria delistando la società nel marzo 2009 per poi riquotarla come Anima Holding nel 2014.

Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, si troverebbe in una situazione molto delicata in quanto il Credit Agricole è il suo primo azionista individuale con una quota di poco inferiore al 10%.

Castagna culla il sogno di un futuro stand alone. Sio è sottratto quando è stato chiamato al capezzale del Monte dei Pachi di Siena, non potrebbe fare altrettanto su Anima.

Ambizioni francesi

Rimane il tema delle ambizioni italiane della Banque Verte. L’acquisizione del credito Valtellinese, perfezionata nell’aprile del 2021, è stata più ostica del previsto da digerire ma ormai è andata a sistema. Lo scorso mese di gennaio i francesi hanno detto di non avere intenzione di salire ulteriormente in Banco Bpm.

E’ evidente che l’appetito non sia f finito e che la campagna d’Italia non sia terminata. Il sistema italia deve cercare di evitare che possa acquistare i pezzi migliori tra quelli in vendita. Ma se i banchieri continueranno ad avere un approccio tanto timido al consolidamento la difesa dei gioielli sarà di fatto impossibile.