Banco Bpm va avanti su Opa Anima nonostante tutto
L’Opa lanciata da Banco Bpm su Anima va avanti nonostante Eba e Bce abbiano respinto la richiesta della banca guidata da Giuseppe Castagna di potere usare il cosiddetto Danish Compromise, norma che avrebbe consentito alla banca di chiudere l’acquisizione con un assorbimento di capitale decisamente minore.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
L’ultimo verdetto in ordine di tempo è stato quello della European Banking Authority. «La domanda – si legge nella nota pubblicata dalll’Eba – è stata rigettata perché la questione che solleva supera il mandato del questionario e quindi non può essere affrontata tramite Q&A». La questione «tocca profili ed elementi che richiedono una maggiore e più ampia considerazione».
La decisione segue quella della Bce che ventiquattr’ore prima aveva negato la possibilità di applicare il Danish Compromise. La banca guidata da Giuseppe Castagna ha certamente accusato il colpo per un pronunciamento che non è andato nel verso che in molti speravano. L’ottimismo su una risposta positiva dei regolatori era condiviso da quasi tutti i vertici, che comunque hanno deciso di andare avanti.
Il management resta convinto che, anche senza le agevolazioni che sarebbero state garantite dal Danish Compromise, l'integrazione del business assicurativo e di gestione di risparmio di Anima rappresenti un tassello fondamentale della strategia delineata nel piano al 2027.
Ok Cda unanime
Il presidente della Banca, Massimo Tononi, in una nota, ha spiegato che il Cda, all’unanimità, ha detto di andare avanti con l’operazione Anima.
«Questa – ha spiegato – amplierà in misura rilevante il contributo dei ricavi commissionali, aumentando le possibilità del nostro Gruppo di generare stabilmente valore a favore dei nostri azionisti e di tutti gli stakeholder della banca: forte del contributo di Anima, questo gruppo è ben posizionato per raggiungere il target di utile al 2027 di 2.150 milioni di euro, con un patrimonio che, su tutto l'arco piano, permette di mantenere margini ampiamente superiori ai requisiti patrimoniali minimi e in linea con gli obiettivi dei peer, e con una remunerazione agli azionisti superiore a 6 miliardi nel periodo 2024/27».
Nuovo scenario
«Secondo gli analisti di Intermonte «il nuovo scenario senza Danish Compromise non comporta cambiamenti in termini di profitti e perdite, ma solamente in termini di maggior impatto sul Cet-1 ratio e in termini di assenza del buyback da 1 miliardo».
La palla passa ora ad Unicredit, che aveva già minacciato di rinunciare all’Ops lanciata su Banco Bpm qualora fosse venuto meno l’incentivo del compromesso danese. Il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, ha stigmatizzato la decisione di Banco Bpm di procedere a prescindere con l'Opa su Anima definendola «motivo di preoccupazione».
La posizione della Bce «conferma» quindi, secondo l'istituto di Gae Aulenti, «la congruità del premio implicito nell'offerta di UniCredit per Banco Bpm e l'adeguatezza del riferimento ai prezzi di mercato precedenti all'annuncio dell'offerta Anima».
Stallo francese
Nel frattempo, le trattative fra Unicredit e Credit Agricole, azionista del Banco Bpm con una quota del 15,1% fra azioni e derivati, sono entrate in una fase di stallo per analizzare e recepire i cambiamenti che sono intervenuti all’interno del dossier.
Si tratta di un momento di riflessione condiviso da entrambi gli attori. Il clima al tavolo delle trattative è stato definito molto cordiale da fonti vicine al dossier. Unicredit può giocare su una carta molto importante per i francesi per convincerli a fare un passo indietro dal Banco Bpm: si tratta del rinnovo dell’accordo di distribuzione fra Amundi e Unicredit.
Robusto pacchetto di filiali in esubero
Lo scioglimento anticipato dell’accordi costituirebbe un problema per i francesi e le eventuali compensazioni potrebbero comprendere un robusto pacchetto di filiali in esubero ad esito dell’integrazione fra Unicredit e Banco Bpm.