MPS pronta a scoprire quanto il mercato crede in lei
La prossima assemblea di bilancio del Monte dei Paschi di Siena, in calendario il 17 aprile, sarà un passaggio storico per una pluralità di motivi.
In primo luogo, perché sarà l’evento che sancirà definitivamente la fine del periodo di travaglio della banca, con l’approvazione del migliore bilancio della sua storia.
In sede straordinaria l’assise sarà chiamata a un aumento di capitale che servirà a sostenere l’Offerta pubblica di scambio da 13 miliardi di euro lanciata su Mediobanca.
In questa sede, nella discussione e nella votazione legata al punto dell’ordine del giorno relativa alla ricapitalizzazione, l’amministratore delegato del Monte Luigi Lovaglio capirà quale sia il gradimento del progetto fra gli operatori del mercato e dove eventualmente intervenire per consolidare il consenso sull’operazione.
Incontri con Investitori
Lovaglio in questi mesi ha tenuto numerosi incontri con investitori istituzionali in giro per l’Europa, e non solo, per portare acqua al suo mulino. E’ certamente presto per sbilanciarsi in pronostici.
Quello che è certo è che la solidità del fronte favorevole a Mediobanca è certamente meno forte di quanto non sarebbe stata un lustro fa e questo è già una notizia.
Generali addio?
Lovaglio, consapevole che molto dell’appeal strategico di Mediobanca derivi dall’avere in pancia il 13,1% delle Generali, ha detto chiaramente di non considerare cruciale la quota del Leone.
Una mossa che è stata concepita per attrarre i voti di quanti vorrebbero le sorti di Mediobanca slegate da quelle della compagnia assicurativa triestina.
Resta da capire cosa ne pensino Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, soci di MPS rispettivamente con l’8% e il 9,8%, che da anni contendono proprio a Mediobanca il ruolo di primazia nelle Generali.
Indicazioni dai Proxy
Un primo segnale che il vento possa essere vicino al cambiare l’hanno data le indicazioni dei proxy, che non sono state tutte a favore di Mediobanca come ci si sarebbe potuto aspettare. Più nel dettaglio, Glass Lewis ha raccomandato agli azionisti MPS di votare a favore dell’aumento di capitale al servizio dell’ops lanciata su Mediobanca.
L’integrazione, spiegano, «comporta rischi di esecuzione identificabili, in particolare in termini di integrazione culturale e di potenziale interruzione del franchising di Mediobanca», sottolineando che «queste preoccupazioni siano gestibili con un’esecuzione disciplinata».
Iss, invece, ha consigliato di votare contro perché MPS starebbe facendo un'offerta per un target più grande, senza accesso alla due diligence, senza un prezzo finale e senza certezza di chiusura dell’offerta.
Fondi alla Finestra
I grandi fondi, quelli che sono in grado di orientare la partita, non si sono ancora espressi. Stiamo parlando di nomi di primissimo piano come Vanguard (che risulta avere il 3%), Dimension Fund Advisors (3%), Norges Bank (2,9%), BlackRock (1,8%), Allianz (1,58%) e Crédit Agricole (0,65%), e molti altri.
Si sono schierati favorevolmente all’operazione il fondo Algebris di Davide Serra, che ha circa l’1% del Monte, e Pinco, che detiene una quota dell’1,5% e che è da sempre molto vicina all’a.d. Lovaglio.
Azionisti Internazionali Critici
Sono invece accreditati di una posizione contraria all’operazione tre azionisti internazionali, tutti con partecipazioni non troppo rilevanti e che, cumulate, non superano lo 0,5%.
Si tratta di State Board of Administration Florida, un fondo pensione che gestisce 260 miliardi di dollari in investimenti; Calvert, società di investimento del gruppo Morgan Stanley; e New York City Comptroller, asset manager che gestisce i portafogli di investimento dei cinque sistemi pensionistici della metropoli americana.
Incognita Banco BPM
Un’altra incognita di peso è il comportamento di Banco BPM che, dopo avere concluso l’OPA su Anima, ha in pancia il 10% del Monte. La banca, guidata da Giuseppe Castagna, potrebbe avere interesse a far saltare l’operazione Mediobanca – Monte dei Paschi, nella convinzione che questo potrebbe far ripartire il consolidamento bancario.
E nella speranza che questa ripartenza possa convincere Unicredit a desistere dall’offerta pubblica di scambio lanciata su Banco BPM per dirigersi su altre prede.