Delfin, la holding di partecipazioni dei (litigiosissimi) eredi di Leonardo del Vecchio, e Francesco Gaetano Caltagirone hanno dato il loro apporto per portare a compimento il dossier finanziario cui il Governo Meloni tiene maggiormente, ovverosia il salvataggio del Banco del Monte dei Paschi di Siena.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
In occasione dell’ultimo collocamento dalla parte del Ministero dell’Economia hanno acquistato il 3,5% ciascuno del capitale della banca per un esborso complessivo di 270 milioni di euro a testa. Questa mossa, unitamente alla cessione del 5% a Banco Bpm ha consentito al Governo anche di creare un piccolo nocciolo duro di soci italiani (cui si deve aggiungere l’11,7% ancora in mano al Ministero) e di aprire alla nascita dell’atteso terzo polo bancario.
In buona sostanza Banco Bpm, nel medio termina, è candidata all’integrazione con il Monte dei Paschi di Siena (Mps). Una mossa che, coniugata con l’Opa lanciata dalla banca guidata da Giuseppe Castagna su Anima, proietta l’istituto milanese in una dimensione molto interessante sia per masse che per copertura strategica del territorio.
Caltagirone al 4,97% del Monte
L’intervento di Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone ha anche consentito al Governo di potere declinare le avances di Unipol e di far crescere una banca in cui la presenza leghista è di lungo corso, sin da quando Massimo Ponzellini era presidente della Banca Popolare di Milano.
Tra l’altro la Consob ha reso noto che la quota complessiva di Caltagirone nel Monte ammonta al 4,97%, segno che l’imprenditore romano aveva già iniziato a scommettere sul Monte (di cui in passato è stato anche vicepresidente) comprando sul mercato.
Insieme Delfin e Caltagirone hanno investito in aziende finanziarie italiane, ai corsi di borsa attuali, oltre 13 miliardi di euro, l’ammontare di un media legge finanziaria.
Nello specifico Delfin ha investito in Unicredit, Generali, Mediobanca e Mps e le sue quote valgono 8,5 miliardi di euro circa. Caltagirone ha investito circa a 4,7 miliardi die euro in Mediobanca, Generali, Banco Bpm, Anima, Mps, Azimut, Poste e Popolare di Sondrio.
Praticamente nulla
Nonostante questa pletora di partecipazioni la presenza dei due nei Cda della società in cui partecipano è praticamente nulla. E i due dossier maggiormente sensibili sono, ovviamente, quelli in cui sono concentrate le maggiori partecipazioni, Mediobanca e Generali.
Delfin è il primo socio assoluto di Mediobanca con il 19,81% e Caltagirone il secondo con l’8%, quote che non sono state sufficienti ad assicurare il controllo, visto che la lista presentata dal Cda ha avuto sempre più voti delle loro. In Generali Delfin ha il 9,93% e Caltagirone il 7,75%.
E anche qui le loro avance non hanno attecchito, tanto da essere sconfitti nell’assemblea che ha portato al rinnovo all’Ceo Philippe Donnet.
Game changer
La battaglia più sanguinosa Delfin e Caltagirone l’hanno persa nell’aprile 2022 quando Philippe Donnet venne confermato amministratore delegato delle Generali, proposto dalla lista del Cda.
Rispetto ad allora molte cose sono cambiate. In primo luogo, cinque mesi esatti dopo quella sconfitta, ad ottobre del 2022, giura il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni di cui Caltagirone è un grande elettore e Delfin un robusto simpatizzante.
Secondo le malelingue, sotto dettatura di Caltagirone l’esecutivo ha varato la Legge Capitali che depotenzia in maniera decisiva la lista del Cda in favore delle ieste presentate da azionisti di lungo corso.
L’ultima speranza
La legge è entrata in vigore lo scorso 27 marzo e, a maggior ragione dopo il supporto sul dossier Mps, sembra assai improbabile he possa essere modificata come sperato dai molti fautori della lista del Cda. Inevitabilmente ci saranno scontri molto duri in assemblea e sarà chiesto un grande lavoro per i proxy in vista del voto assembleare.
L’ultima speranza di chi avversa la Legge Capitali è che qualche modifica possa essere prevista in sede di revisione del Testo Unico della Finanza, attualmente in corso di perfezionamento.