Banco Bpm vince primo round contro Unicredit

Banco Bpm ha vinto il primo round contro Unicredit. L’offerta pubblica di acquisto lanciata su Anima si è chiusa con un pieno successo e oggi la banca guidata da Giuseppe Castagna detiene l’89,95% complessivo del capitale della società specializzata nel risparmio gestito.

La banca, che aveva già in pancia il 21,97% del capitale di Anima, ha quindi abbondantemente superato la soglia del 66,67% che era stata fissata come obiettivo minimo dell’operazione. Per paradosso a favore di Banco Bon ha giocato, involontariamente, anche Donald Trump.

Il «panic selling» innescato dall’imposizione di dazi generalizzati ha convinto molti ad approfittare dei 7 euro ad azione messi sul piatto da Banco Bpm per Anima.

E l’ultimo giorno di offerta, con adesioni a pioggia, è stato fondamentale per rendere più rotondo il successo dell’operazione.

Fondo strategico italiano

All’offerta, oltre ai piccoli azionisti e al management di Anima, hanno aderito il gruppo Caltagirone con il suo 5,84%, le Poste Italiane (società che fa capo al Ministero del Tesoro e a Cassa Depositi e Prestiti) con l’11,7% e il Fondo strategico italiano di Maurizio Tamagnini con il 9,6%. I numeri suggeriscono che abbiano aderito anche molto investitori istituzionali.

Banco Bpm, che finora ha speso oltre 1,5 miliardi di euro, potrà decidere di acquistare sul mercato le azioni rimanenti, lanciando un’Opa obbligatoria, o procedere alla fusione con Anima. In ogni caso si arriverà al delisting della società, condizione che consente di massimizzare le sinergie.

Palla ad Unicredit

Il mercato ora guarda a Unicredit, cui spetta la prossima mossa. Inutile sperare di avere notizie a stretto giro considerato che l’’amministratore delegato Andrea Orcel ha già detto che si riserva di decidere come procedere fino all’ultimo momento. Unicredit potrebbe quindi anche rinunciare alla preda, se riterrà non più conveniente l’acquisto. Il mercato però attende un rilancio del corrispettivo dell’offerta pubblica di scambio.

La feroce correzione delle borse allo stato non ha alterato i rapporti di cambio fra le due banche, motivo per cui un rilancio è necessario a Orcel per sperare di chiudere positivamente la partita.

Effetti patrimoniali

Resta il fatto che la fase di incertezza per i mercati aperta dalle politiche doganali degli Stati Uniti sembra destinata a durare nel breve termine. E questo, seppur marginalmente, potrebbe giocare a favore di Orcel nella misura in cui potrebbe indurre gli azionisti di Banco Bpm ad accontentarsi di un rilancio non troppo corposo pur di incassare, evitando che il proprio investimento possa subire ulteriore deprezzamenti.

In queste ore gli uffici tecnici di Unicredit sono al lavoro per analizzare gli effetti dell’Opa su Banco Bpm. Dopo il no di Eba ed Bce all’uso dei benefici fiscali del Danish Compromise, Unicredit ha vincolato la conferma della sua ops sul Banco all'analisi dei risultati dell'opa e dei suoi effetti patrimoniali.

Orcel gioca col tempo

Il tempo, al momento, sembra giocare al fianco di Unicredit che continua ad aumentare la quota in Generali. La partecipazione, secondo gli ultimi aggiornamenti della Consob, è stata incrementata dal 5,229% al 5,543% e a Trieste si aspettano di vedere la banca prendere parte all’assemblea con una quota di almeno l’8%.

Non è ancora chiaro quali siano i progetti di Orcel per il Leone, ma in molti sono convinti che a breve verranno svelati i giochi e che le ambizioni per la compagnia triestina possano essere ben superiori a quello che finora è stato dichiarato.

Carte coperte fino all'ultimo

La tempistica gioca a favore di Unicredit, consentendo a Orcel di tenere le carte coperte fino all’ultimo. L’assemblea delle Generali chiamata, tra l’altro, alla nomina del nuovo o Cda è in calendario il prossimo 24 aprile mentre i termini per aderire all’offerta Pubblica di scambio lanciata su Bianco Bpm partiranno il 28 aprile.

Aprile sarà quindi un mese assai caldo per il mondo finanziari italiano, che potrebbe uscirne profondamente cambiato. Stay Tuned.