La compagnia guidata da Carlo Cimbri sembra in pole position per acquisire una partecipazione rilevante nella banca senese. Nascerebbe un terzo polo a basso assorbimento di capitale.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Il prossimo 2 luglio scadrà il lock up del Ministero del Tesoro sulla residua partecipazione nel Monte dei Paschi di Siena (Mps) che oggi ammonta al 26,73%. L’ultimo collocamento di azioni del Monte risale allo scorso marzo quando il ministero collocò il 12,5% incassando 650 milioni di euro.

Fino ad ora lo Stato ha fatto cassa vendendo le azioni di una banca risanata e in salute. Le prossime mosse saranno esiziali in quanto determineranno il futuro dell’istituto senese. I prezzi elevati assunti dalle banche italiane, frutto dei continui record fatti registrare nelle trimestrali, hanno calmato i bollori di possibili pretendenti nazionali.

Ci sarebbe una fila di potenziali acquirenti esteri, soprattutto francesi, se il Governo avesse intenzione di ascoltarli.

Frutti della rinascita senese

A fare gola oltre alla banca in se’, a un marchio che è il più antico del panorama bancario nazionale, si aggiunge una ricca dote di capitale in eccesso che la banca acquirente potrebbe agevolmente usare per assecondare le richieste di capitale sempre più stringenti delle normative europee.

Ma Il Governo non ha nessuna intenzione di fare godere a soggetti esteri i frutti della rinascita senese.

Terzo polo leggero

In queste settimane si sta facendo largo un progetto che porterebbe alla costituzione di un terzo polo bancario, anche se molto più light rispetto alle attese. Il candidato più accreditato a comprare una quota del 10% del Monte dei Paschi sembra essere Unipol.

La compagnia assicurativa guidata da Carlo Cimbri ha già in pancia il 20% circa di Bper e di B.P. Sondrio. Se a queste aggiungesse una partecipazione del 10% in Mps, che tendenzialmente potrebbe poi portare al 20%, andrebbe a realizzare un terzo polo bancario, con un basso utilizzo di capitale.

Accordo di bancassicurazione

Non è un segreto che gli azionisti di Unipol guardino con favore la campagna bancaria purché questa non assorba risorse eccessive. Quindi nessun colpo di testa sarà tollerato, mentre viene vista di buon occhio ogni possibilità di allargamento del business.

Mps ha un accordo di bancassicurazione con Axa da lungo tempo. Se utilizzasse il capitale in eccesso per chiudere le società che ha con i francesi l’acquisizione della quota assumerebbe un valore strategica estremamente elevato per Unipol.

Il «terzo polo leggero» avrebbe anche il pregio di non fare scomparire il marchio Mps, che, invece, avrebbe rischiato l’oblio in caso di acquisizione totalitaria da parte di un’altra banca.

Giancarlo Giorgetti felice

Il Governo, che in questo periodo porrà mano alla revisione del Tuf-Testo Unico della Finanza, ha allo studio delle normative sul voto multiplo che, oltre a dovere favorire il ritorno sulla Piazza Milanese di alcuni soggetti migrati su altri mercati proprio in cerca di questa forma di protezione, potrebbero mettere in sicurezza il terzo polo.

Questa soluzione certamente rende molto felice Giancarlo Giorgetti che, oltre a portare a casa come tuitto il Governo l’obiettivo di avere risanato Mps, vede tutelati gli interessi di parte del suo collegio elettorale.

Giorgetti, infatti, è molto radicato in quella Valtellina cui, dopo la scomparsa del Creval assorbito da Credit Agricole Italia, è rimasta la sola Popolare di Sondrio come campione locale. Unipol al 20% è una garanzia di tutela degli equilibri locali e che la forza della banca non vada dispersa.

Soluzione Unipol

Inoltre, la soluzione Unipol dovrebbe escludere un altro progetto di cui si parla in ambienti finanziari anche se non ha trovato al momento conferme e che vedrebbe Francesco Gaetano Caltagirone, che in passato è stato anche vicepresidente del Monte, interessato alla partita.

Fonti finanziarie spiegano che Caltagirone vorrebbe coinvolgere Banca del Fucino, di cui è azionista, nell’acquisto di una quota del Monte per dare una nota romanocentrica al dossier, considerando che la capitale d’Italia non sede principale di nessuna banca nazionale.