Sarebbe stato troppo facile. Con la fine del Credit Suisse, UBS sperava di archiviare anche i procedimenti legali relativi alla cosiddetta «Bulgaria Connection». Invece il tribunale ritiene che la nuova grande banca sia responsabile.

La sentenza del Tribunale penale federale di Bellinzona del 2022 contro il Credit Suisse (CS) aveva fatto un bel po' di scalpore. La banca era stata multata per 2 milioni di franchi svizzeri per inadempienze nella gestione dei rapporti con i clienti di un'organizzazione criminale e per non aver applicato correttamente le norme antiriciclaggio.

Il ricorso che era stato avviato dalla banca è stato probabilmente un'eredità sgradita per UBS. La banca aveva sostenuto che con lo scioglimento di CS, anche il procedimento penale a suo carico avrebbe dovuto essere chiuso e ne aveva chiesto l'archiviazione.

UBS eredita la posizione di CS nel procedimento legale

Invece i giudici di Bellinzona non sono d'accordo, come riporta l'agenzia di stampa svizzera «SDA/ATS». Nella loro sentenza, pubblicata martedì, hanno fatto riferimento all'accordo di fusione tra le due grandi banche.

Tale accordo prevede non solo il trasferimento di capitale, locali e personale, ma anche l'assunzione della posizione di CS in tutti i procedimenti giudiziari, arbitrali e amministrativi. La sentenza non è ancora definitiva e UBS ha la possibilità di appellarsi al Tribunale federale.

Traffico di droga

L'imponente processo riguarda i rapporti tra un ex dipendente di CS, la mafia bulgara, il traffico di droga e il riciclaggio di denaro.

Sia CS come azienda che l'ex dipendente sono stati giudicati colpevoli. Inoltre, il tribunale ha ordinato la confisca di beni per un valore di oltre 12 milioni di franchi svizzeri e una richiesta di risarcimento nei confronti di CS per un totale di oltre 19 milioni di franchi svizzeri per i beni che potevano essere confiscati.