Gli italiani continuano ad amare la liquidità. Intanto prosegue la flessione del numero di filiali sul territorio e il numero di comuni senza un‘ agenzia di banca.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
Gli italiani non smentiscono la loro fama e continuano a tenere grandi quantità di liquidità sui conti correnti anche se in misura minore rispetto al recente passato, complici l’alta inflazione e i rendimenti offerti dalle emissioni di Btp. A inizio anno c’erano 1.151,1 miliardi di euro nei conti correnti delle famiglie italiane con un calo annuale di 43,5 miliardi ﴾‐3,6%﴿.
E’ quanto segnala uno studio realizzato da Fabi, il principale sindacato dei bancari italiani, nel quale si rileva come in Lombardia, dove risiede un sesto degli italiani, è conservato un quinto della liquidità, il 20,4% del totale nazionale, pari 234,4 miliardi di euro.
Quota di depositi inferiore
Un dato doppio delle altre due regioni che dividono con lei questo particolare podio ovvero il Lazio dove i depositi complessivi ammontano a 120,9 miliardi, il 10,5% del totale e il Veneto dove raggiungono i 105,4 miliardi (il 9,2%﴿.
Tre Regioni hanno una quota di depositi inferiore all’1% del totale e sono la Basilicata con 10,8 miliardi ﴾0,9%﴿, il Molise con 6,1 miliardi ﴾0,5%﴿ e la Valle d’Aosta con 2,7 miliardi ﴾0,2%﴿; che però sono anche le regioni con minor popolazione in assoluto.
Lo squilibrio tra la quota di liquidità dei correntisti e la percentuale della popolazione residente è evidente al Sud e in particolare in Campania ﴾7,6% di riserve contro il 9,5% della popolazione residente﴿, in Puglia ﴾5,3% contro 6,6%﴿ e in Sicilia ﴾5,1% contro 8,2%﴿.
3.300 comuni senza sportello
Nel 2023 è proseguito il cosiddetto processo di desertificazione bancaria. In Italia 3.300 comuni sono rimasti senza sportello bancario, per un totale di 4 milioni e 373mila persone che non possono usufruire di una banca nella città di residenza. Nel solo 2023 le persone che non possono accedere ai servizi bancari nel luogo di residenza sono aumentate di 362mila unità. Ma secondo l’Osservatorio della First Cisl, il fenomeno non è uniforme sul territorio nazionale. Ci sono regioni più colpite di altre dalla desertificazione bancaria.
La flessione più forte è stata registrata nelle Marche, in Abruzzo e in Lombardia. Inoltre, come spiega il segretario generale della First Cisl Riccardo Colombani, nel 2024 la situazione continuerà a peggiorare. Lo scorso anno in Italia sono stati chiusi 826 sportelli bancari, un numero in crescita rispetto ai 677 chiusi nel 2022. I comuni rimasti senza filiali bancarie nel 2023 sono stati 134. Tra il 2015 e il 2023 il 13% dei comuni italiani ha visto chiudere l’ultima filiale, mentre attualmente i comuni rimasti con un solo sportello attivo sono il 24% del totale.
Risparmio costi
La chiusura degli sportelli bancari è frutto di diversi fattori. In primo piano c’è la volontà degli istituti di credito di risparmiare sui costi di affitto e gestione dei locali, oltre al risparmio sul personale. La digitalizzazione è il trend di base che guida la scomparsa delle filiali. Un numero sempre maggiore di clienti preferisce utilizzare app o siti internet delle banche per effettuare praticamente tutte le operazioni. Non a caso, negli ultimi anni, il numero di banche 100% digitali – che nascono senza avere filiali – è in continua crescita.
Ma secondo Colombani a pagare il prezzo più pesante della chiusura degli sportelli saranno i fragili e gli anziani, in primo luogo, oltre alle persone con un basso livello di istruzione, che hanno competenze digitali scarse. Inoltre, sottolinea Colombani, «il basso livello di utilizzo dell’internet banking rispetto alla media Ue ci dice che le chiusure dipendono dalla volontà di tagliare i costi, non dalla diffusione del digitale».