Il gruppo assicurativo Unipol ha sfruttato i vantaggi della procedura di reverse accelerated book-build per acquistare al prezzo di EUR 5.10 per azione 46.300.000 azioni ordinarie di Banca Popolare di Sondrio, pari a circa il 10.2% del capitale, mentre Unipol SAI detiene già il 9.5% del gruppo bancario valtellinese.
Di Ugo Lagrotta, Orbit36 Risk Finance Solutions
La procedura di Reverse Accelerated Book-Build (RABB), riservata ad investitori istituzionali, non richiede le forme di pubblicità delle IPOs ed ha consentito il completamento della transazione in tempi brevissimi (data di regolamento 2 Ottobre).
L’operazione di Unipol su Popolare Sondrio è l’ultima in ordine di tempo di una serie di fusioni ed acquisizioni che hanno visto scomparire la maggior parte delle banche popolari, talvolta a seguito di procedimenti giudiziari volti a far luce su malversazioni ed operazioni finanziarie poco trasparenti in violazione delle normative vigenti:
- Il Credito Valtellinese è stato assorbito dai francesi del Credit Agricole.
- Le banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) sono scomparse dopo essere state integrate nel gruppo Sanpaolo Intesa.
- Banco Popolare (che raggruppava Verona, Lodi e Novara) si è fuso con la Popolare di Milano, in posizione dominante, dando vita a Banco BPM.
- L’unica banca ex-popolare che si è concretamente rafforzata è stata BPER (già Banca popolare dell’Emilia-Romagna) che ha assorbito numerose banche in difficoltà, soprattutto tra le Casse di Risparmio, come la grande Carige e la piccola Vignola.
Banche Popolari: Trasformazioni e ruolo territoriale
Le varie fusioni ed acquisizioni delle banche popolari che, per decreto legislativo del 2015, sono state obbligate a trasformarsi in «Società per Azioni» hanno modificato il legame vitale tra banca ed attività economica del territorio.
Il ruolo delle banche locali continua ad essere fondamentale perché finanziano le piccole e medie imprese che costituiscono le fondamenta del tessuto economico italiano. In alcuni casi, le banche popolari hanno svolto (e tuttora svolgono) un ruolo «anticiclico» continuando a finanziare privati e piccole imprese nel corso della fase discendente del ciclo economico, allorquando i grandi gruppi bancari tendono a ridurre l’esposizione al rischio.
Il risvolto della medaglia è che queste banche popolari hanno in portafoglio crediti deteriorati (NPL) in misura superiore alla media del resto del sistema bancario.
Al 31.12.2022, Banco BPM ha riportato in bilancio partite nette deteriorate pari a EUR2.4 miliardi, con un’incidenza sul totale degli impieghi al 4,2%, mentre la Banca Popolare di Sondrio ha riportato partite deteriorate pari EUR609 milioni, circa l’1.8% del totale dei crediti. Per quanto riguarda BPER, a fine 2022 le partite deteriorate sono calate, con un NPL Ratio netto del 1.4%, grazie ad un’operazione di cessione di un portafoglio di prestiti non performanti.
Le banche di piccole dimensioni in Italia: Un focus necessario
A fine 2022, In Italia vi erano ancora 269 banche (21 banche popolari e 248 banche di credito cooperativo) che non hanno ancora adottato la forma giuridica della «società per azioni» con un incidenza di circa il 25% sul totale della raccolta delle banche operanti in Italia. Tale valore è considerato ancora troppo elevato dalle varie autorità di vigilanza che spingono per assoggettare queste banche a normative più stringenti.
Sebbene il processo di aggregazione e consolidamento del sistema bancario continui a procedere inesorabilmente, queste banche di piccole dimensioni restano del tutto compatibili con il tessuto economico e sociale italiano ed i dati relativi alla loro esposizione al rischio non sembrano evidenziare un «rischio sistemico» elevato.
Caso mai, il focus dovrebbe spostarsi sulle grandi banche di importanza sistemica, vista la scarsa applicabilità della normativa «Too Big to Fail» che, se rigorosamente applicata nella debacle del Credit Suisse, avrebbe provocato danni economici ben più gravi.