Unicredit ha deciso di cambiare la propria governance e passare al sistema monistico, in linea con quanto fatto dalle maggiori banche europee, a partire dalla sua diretta concorrente Intesa Sanpaolo.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
Intesa Sanpaolo, la banca guidata da Carlo Messina, ha adottato questo modello di governance sin dal 2016. In Europa hanno fatto la stessa scelta, assai comune nel mondo bancario statunitense, Santander, Bbva, Bnp Paribas, Società Generale, Barclays e Hsbc, fra le maggiori.
Il cambio è stato deciso da un cda straordinario. Il sistema monistico non prevede il collegio sindacale e assegna le funzioni di controllo a un comitato endoconsiliare costituito da soli indipendenti.
La scelta è stata fatta perché, come ha spiegato la stessa banca, si tratta si un sistema in grado di migliorare ulteriormente la qualità della governance, garantendo una maggior efficacia dei controlli tramite l'integrazione dell'organo di controllo all'interno del consiglio e valorizzando pienamente il ruolo di impulso dei componenti dell'organo di controllo attraverso la loro diretta partecipazione ai processi decisionali del consiglio.
A novembre assemblea straordinaria
Il cambio verrà approvato da un’assemblea straordinaria che si terrà con ogni probabilità a novembre in modo che in occasione della prossima assemblea ordinaria di bilancio, che sarà chiamata anche al rinnovo del board, il Cda possa essere eletto utilizzando le nuove regole.
Il passaggio al monistico rende molto puù efficiente, e molto più veloce, il processo decisionale della banca, senza inutili duplicazioni. Un sistema che rende molto agile la gestione mettendo la banca in condizione di rispondere in tempi molto veloci agli stimoli estremi.
Fonti finanziarie fanno notare come le ultime due acquisizioni di Intesa Sanpaolo, quella delle due banche venete (Veneto Banca e Popolare di Vicenza) e quella di Ubi Banca, siano avvenute dopo l’assunzione della nuova governance e che questa abbia contribuito a prendere delle decisioni sui dossier veloce i e consapevoli, facendo il bene di tutti gli azionisti della banca.
Orcel fa la formica
Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, intanto in un’intervista al Corriere della Sera traccia un futuro di eccellenza per la sua banca dopo avere opportunamente ricordato che il mercato guarda con sempre maggiore ansia ai risultati sostenuti dal margine di interesse chiedendosi cosa caèpiterà quando il costi del denaro terminerà la sua corsa.
Un atteggiamento da formica in un mondo di cicale che continuano a non credere ai loro occhi quando vedono i numeri di bilancio.
Rote al 15%
Per il suo gruppo Orcel prevede un atterraggio morbidissimo. «Se eliminiamo l’eccesso di capitale siamo al 21% di Rote (il rendimento del patrimonio netto tangibile), noi dovremo essere capaci di stare intorno al 15% normalizzando tutto».
Berenberg in un recente studio ha previsto che quasi tre quarti delle banche europee che genereranno un Rote superiore al 10% nell'esercizio 2024. Nella maggior parte dei casi, ha stimato rendimenti simili anche per l'esercizio 2023, considerando un Rote medio pari al 12% circa. Per cui la normalità di Unicredit sarà decisamente superiore alla media dei competitor, nei piani del suo ad.