Lo scontro fra Credit Agricole e Unicredit per il controllo di Banco Bpm e Anima è uscito dallo stato di latenza diventando una battaglia a tutti gli effetti.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

La banca francese ha annunciato di avere incrementato la sua partecipazione nella banca guidata da Giuseppe Castagna dal 9,2% al 15,1% e di avere richiesto l’autorizzazione alla Bce per salire fino alla soglia del 20%.

A questo messaggio squillante mandato ai mercati ne va aggiunto più sussurrato ovverosia la quota dell’1,3% che Amundi, società controllata dalla «banque verte», controlla nel capitale di Unicredit «per conto di alcuni clienti», come specificato dai francesi.

Manovra ostile

In sè vuol dire poco, ma se quella quota venisse portata sopra la soglia di rilevanza del 3% impedirebbe a Unicredit ogni possibile manovra ostile sull’Agricole in base a quanto previsto dalla legge sulle partecipazioni incrociate.

Nulla di questo è allo studio di Unicredit ma i francesi hanno imparato che con il Ceo della banca italiana Andrea Orcel bisogna essere pronti a tutto.

Rialzo deve essere molto corposo

L’unica certezza che a questo punto i mercati hanno è che se Unicredit intende vincere la partita deve aumentare, e di molto, il corrispettivo offerto. Nel dettaglio, gli analisti vedono plausibile un rialzo compreso fra 3 e 4 miliardi di euro che comporterebbe un aumento della valutazione implicita del deal di circa il 40% rispetto ai 10,1 miliardi iniziali.

La mossa francese è logica ed era ampiamente attesa, ma sarebbe sbagliato pensare che con questo attacco intenda proteggere solo l’investimento in Banco Bpm e la distribuzione di prodotti Amundi tramite Anima.

L’incontro fra Orcel e il suo omologo di Credit Agricole, Philippe Bressac, calendarizzato a Parigi per metà mese (alcuni ipotizzano il 20 dicembre) ha un’agenda molto fitta. Non solo Banco Bpm ma anche, e forse soprattutto, l’accordo di distribuzione fra la stessa Unicredit ed Amundi che scade alla fine del 2027.

Non è un segreto

L’accordo è conseguenza della vendita di Pioneer Investments da Unicredit ad Amundi messa a segno del precedente Ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier. Orcel ha più volte spiegato che Unicredit dipende da Amundi per il 70-80% del risparmio gestito, mentre la banca si concentra su «creare valore» per il restante 20-30%.

Non è un segreto che nel prossimo futuro diminuiranno i ricavi da margine di interesse. Un incremento delle commissioni attraverso il risparmio gestito non può che essere bene accetto.

E la politica?

Rimane da capire come la politica, italiana e francese, si muoverà in questa partita. I francesi di fatto andranno allo scontro da soli, vista la situazione di grave crisi del loro esecutivo.

Paradossalmente l’assenza del governo transalpino potrebbe essere un vantaggio per Credit Agricole visti i rapporti pressoché nulli che ci sono tra Roma e Parigi su temi strategici per economia e finanza. Va ricordato che gli affari migliori i francesi li hanno fatti in Italia sotto la reggenza di governi di centrosinistra.

Il Governo può attivare il «Golden Power»

Ovviamente il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti ricorderà, come fa ormai di prassi, che il Governo può attivare il «Golden Power» per bloccare operazione che non siamo nell’interesse del Paese.

Una dichiarazione dovuta, di facciata che dovrebbe placare le ire di Matteo Salvini, numero uno della Lega e vicepremier, che fa il tifo per la nascita di un terzo polo out tricolore. Se il governo italiano dichiarerà di non interferire in operazioni di mercato, metterà in atto una strategia «win-win».

Da un lato apparirà come un governo di mercato e dall’altro spunterà le armi a quanti sono pronti ad attaccarla una volta che entrerà in vigore la Legge Capitali che pone robusti limiti alla lista del Cda, mossa poco gradita agli investitori istituzionali.

Futuro Monte dei Paschi

Quello che il Governo potrà certamente fare, attivando opportuni canali diplomatici, è portare la quota del Monte in pancia al Banco Bpm, ora al 9%, fuori dalla contesa. Di certo non è parte del core business per Orcel che ha già dichiarato di non essere interessato.

E certamente i francesi non avranno problemi a fare altrettanto in cambio di una robusta neutralità. E il Governo potrà dire di avere salvato non una ma due volte il Monte dei Paschi. E vissero tutti felici e contenti…