La nuova campagna di Francesco Gaetano Caltagirone contro le Generali è ufficialmente iniziata.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

L’imprenditore ha scelto una sede istituzionale per il suo affondo, la Commissione Finanze del Senato sul Ddl Capitali.

L’oggetto dell’affondo è il meccanismo della lista del Cda che, spiega, in una società quotata in Italia «rischia, con un'iperbole, di creare una autocrazia».

Conflitto d’interesse con i fondi

Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di Generali con il 6,23% e con il 9,9% di Mediobanca, ha approfittato della platea di senatori per ricostruire la battaglia, persa lo scorso aprile, per tentare di contrastare la lista del consiglio di amministrazione che ha portato alla riconferma del Ceo Philippe Donnet (immagine sotto).

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Caltagirone, illustrando le proprie ragioni, è arrivato a ipotizzare un possibile conflitto di interesse con i grandi fondi internazionali, che si vedono affidati dalla compagnia di Trieste la gestione di parte dei propri asset finanziari e che sono stati decisivi nella contesa per la governance.

Azionista costretto a votare lista

Caltagirone ha criticato anche i proxy e i fondi per il conflitto di interesse e la «benevolenza» verso il cda uscente che magari ha concesso loro consulenze e commissioni generose.

«Parlo di fatti, non di opinioni», spiega Caltagirone criticando il meccanismo della lista del cda, nato negli Stati Uniti e calato «in una struttura di diritto completamente diversa» dove l'azionista non può votare i singoli componenti ma la lista in blocco e chi redige la lista «inserisce persone che assecondano la sua visione».

Fondi hanno interesse di breve

I fondi, ha poi spiegato Caltagirone, hanno un interesse di breve termine, a differenza degli imprenditori che rinvestono nelle imprese i loro guadagni, e non sono soggetti ai «paletti» delle parti correlate, ricordando poi che le Generali «hanno promosso con tutti i mezzi la lista del consiglio ed io come azionista mi sono trovato contro i manager della compagnia».

Ma nessun privato ha la forza di opporsi ai mezzi «schiaccianti» che può utilizzare un gruppo come Generali».

Donnet uomo solo al comando

Il Ceo ha spiegato ancora l’imprenditore romano è un uomo solo al comando. «E’ l’unica carica che ha potere, con la lista del cda che nomina i consiglieri, non c’è neppure un direttore generale, credo che il problema della concentrazione vada riequilibrato».

Caltagirone non ha perso l’occasione anche per attaccare Unicredit, anche se la passata gestione, quella che ha ceduto Pioneer, mandando un messaggio anche a Andrea Orcel. «Serve che l’Italia recuperi la potestà sul risparmio degli italiani e bisogna sviluppare i campioni nazionali del risparmio di cui Generali è solo uno», ha detto.

Un messaggio questo anche per Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca.

Lista Cda votata quasi all’unanimità

Un portavoce della compagnia assicurativa ha spiegato che «nei principali Paesi del mondo, quelli con i mercati più avanzati, e cioè Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Olanda, tra le prerogative del cda è inclusa anche la proposta di nomina dei consiglieri. Vi è una lunga serie di società paragonabili a Generali, cioè grandi istituzioni finanziarie, dove è il consiglio in carica a proporre la nomina dei nuovi consiglieri: Allianz, AXA, Zurich, Aviva, BNP, Société Generale, Deutsche Bank, UBS per fare alcuni esempi» ed ha ricordato che «la possibilità per il Consiglio uscente di presentare una propria lista di candidati, approvata all’unanimità dal cda delle Generali appena tre anni fa, e votata quasi all'unanimità nell’assemblea del 2020».