Unicredit oltre 5% un Generali e Orcel blandisce Delfin

Da quando è iniziato il consolidamento bancario analisti, banchieri ed osservatori fanno a gara per capire quali saranno le mosse del Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, che guida la banca più grossa e potente fra quelle coinvolte nel risiko bancario.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Le domande più frequenti riguardano il destino della quota che va accumulando nel capitale di Generali e, ovviamente, a quanto ammonterà il rilancio dell’offerta che ha fatto su Banco Bpm. Nessuno, infatti, dubita che il corrispettivo verrà rivisto al rialzo.

Allo stato Unicredit detiene una partecipazione aggregata nel capitale di Generali pari al 5,118% detenuta direttamente da Unicredit e dalla controllata Unicredit Bank.

In tempi molto rapidi

Più nel dettaglio, il 4,184% fa riferimento a diritti di voto riferibili ad azioni del gruppo assicurativo, lo 0,772% si riferisce ad altre posizioni lunghe con regolamento fisico ed il restante 0,162% è relativo a posizioni lunghe con regolamento in contanti.

Da adesso in poi Unicredit potrà arrotondare ulteriormente la partecipazione nelle Generali fino al 9,9% senza obblighi di comunicazione al mercato della salita. E più di un osservatore non si stupirebbe se questo avvenisse in tempi molto rapidi.

No ambizioni su Generali

Di certo Andrea Orcel non ha mire su Generali e lo continua a dire apertamente. «Non abbiamo ambizioni di acquisire Generali o altre speculazioni di questo tipo che girano: è un investimento finanziario», ha spiegato parlando alla «Cnbc», «è una cosa che abbiamo fatto nell’arco di tempo, nei mesi, è una buona società italiana, sono nostri partner in Europa centrale e dell’Est».

Questa considerazione porta inevitabilmente a un’altra domanda: dove porterà la sua quota Orcel? Favorirà Mediobanca o il duo Delfin/Caltagirone nella partita per il rinnovo delle cariche del Leone.

Decisione sbagliata

Chiaramente Orcel non si è speso né in un senso né nell’altro. Però a ben vedere un indizio lo ha dato. Recentemente sul mercato son o circolate indiscrezioni sulla possibilità che Delfin, la holding che raccoglie gli eredi di Leonardo Del Vecchio possa cedere il 2,7% che ha in Unicredit.

Una prospettiva che non aggrada il banchiere che ha sottolineato come Delfin e Leonardo Del Vecchio sono stati «un eccellente azionista di Unicredit per molto tempo nella buona e nella cattiva sorte».

«Rispetto le loro decisioni – ha aggiunto – il mio lavoro e' far si' che sia la decisione sbagliata se davvero stanno considerando di vendere. Perché finora non l'hanno fatto», ha concluso.

Non escluso rilancio

Orcel è anche consapevole che per portare a compimento l’offerta lanciata sul Banco Bpm sarà necessario rilanciare. Non ho mai escluso un rilancio, sin dal primo giorno, ma per farlo ci deve essere «un shift» significativo che deve rispettare le nostre metriche per i nostri azionisti», ha risposto il manager.

«Siamo stati chiari dal primo giorno – ha proseguito Orcel –, abbiamo fatto un’offerta a un prezzo che per noi è un premio del 15% sul prezzo «undisturbed», perchè il deal con Anima non è completato, dobbiamo vedere se viene completato, e c’era l’impatto sul prezzo delle speculazioni M&A quando abbiamo fatto l’offerta. Dobbiamo vedere come Banco Bpm performa sulla normalizzazione dei tassi, sull’inflazione, sui costi. Vediamo cosa succede nel primo trimestre, poi valuteremo se l’offerta è finale oppure no».

Governo osserva

Orcel non sembra preoccupato che l’offerta possa incontrare limitazioni di natura regolatoria. «Se guardiamo i numeri in termini di Antitrust, siamo molto lontani da avere problemi significativi», ha spiegato in un'intervista a «Bloomberg Tv» aggiungendo che «siamo abbastanza ottimisti su questo».

Quanto alla posizione dell'esecutivo, Orcel sottolinea che «se si guarda alle dichiarazioni che sono state fatte il governo sta osservando con attenzione perché ci sono alcune cose che sicuramente ogni governo considera ma allo stesso tempo sono stati chiari che lasciano funzionare il mercato e, se è così penso che stiamo facendo ciò che dobbiamo e faremo quel che dobbiamo fare».