Entro il 2050, il 60% degli asset immobiliari delle banche italiane saranno esposte al rischio climatico, mentre entro il 2030, oltre la metà del territorio italiano sarà esposto a rischi fisici, con un aumento di dieci punti percentuali rispetto al 40% che si registra oggi.

E’ quanto emerge da una analisi condotta da Bain & Company e Jupiter Intelligence che sottolinea quanto sia urgente per le banche cambiare rapidamente approccio e introdurre strategie di mitigazione per il rischio climatico nei propri portafogli immobiliari.

Scenario destinato a peggiorare

Lo scenario globale è caratterizzato da crescenti rischi climatici e da una maggior frequenza di disastri naturali: solo nel 2021, le perdite legate ad eventi naturali hanno pesato per circa 300 miliardi di dollari sull’economia globale e di queste perdite solo il 33% era assicurato.

Entro il 2050, l’80% dei Paesi presi in considerazione dall’analisi (Stati Uniti, Germania, Italia, Indonesia, Australia, Brasile) sarà esposto ad elevati livelli di rischio fisico. In particolare, oltre il 40% del territorio italiano è già oggi esposto al rischio fisico, e si prevede che la superficie di rischio possa superare quota 60% entro il 2050.

Solo 18% banche attente a rischi fisici

Questi rischi hanno significativi e molteplici impatti sulle istituzioni finanziarie in generale e, più specificamente, sul valore degli asset e sulla redditività delle banche. Solo il 18% delle banche europee oggi tiene conto dei rischi fisici legati al cambiamento climatico nelle proprie strategie.

«Per quanto riguarda il nostro Paese», spiega Rocco D’Acunto, Partner di Bain & Company, «abbiamo simulato un portafoglio di 10.000 asset, per capire quale sia l’incidenza del rischio fisico sugli asset immobiliari delle banche e, in assenza di azioni di mitigazione, entro il 2050 il valore delle garanzie ipotecarie delle banche italiane potrebbe diminuire del 15%».

A rischio redditività ipoteche

Questo, inevitabilmente, andrebbe colpire la redditività dei prestiti ipotecari di questi operatori, con una contrazione che potrebbe arrivare fino al 10%. Diverse tipologie di pericolo sono state prese in considerazione dalla ricerca: inondazioni, precipitazioni, vento, calore, incendi, grandine, siccità e freddo, ma quelle più rilevanti per i portafogli italiani sono inondazioni, siccità ed incendi.

Sulla base di un punteggio che sintetizza questi pericoli, l’impact assessment di Bain attribuisce un’intensità di rischio all’area geografica. Al 2050, il 60% degli asset immobiliari nei portafogli delle banche italiane potrebbe essere a rischio, con una concentrazione particolare in Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.

Limitate strategie banche italiane

Attualmente le strategie delle banche italiane per affrontare l’esposizione al cambiamento climatico sono ancora limitate.

Sebbene misurazione e monitoraggio dei rischi siano attività complesse, tuttavia, quelle banche che si impegneranno su questo fronte – riuscendo ad anticipare la concorrenza e a sviluppare soluzioni di finanziamento, advisory e protezione che aiutino i clienti nel percorso di adaptation – saranno in grado non solo di mitigare i rischi, ma anche di cogliere nuove opportunità di business.

«La mitigazione di questi rischi, combinata ad azioni di creazione di valore. potrebbe produrre un aumento di 15-20 punti percentuali del reddito operativo netto delle banche al 2030», conclude Ghizlene Azira, Associate Partner di Bain & Company.