Secondo una stima realizzata dal Clima Sgr ammonterebbe a tanto la spesa per portare a zero emissioni il settore immobiliare italiano entro il 2050.

Sono necessari oltre due triliardi di euro, pari a oltre duemila miliardi di euro, per completare la transizione energetica dell’intero patrimonio immobiliare italiano e portarlo a zero emissioni entro il 2050. Le stime sono state realizzate da Coima Sgr e illustrate dal suo Ceo, Manfredi Catella.

La (enorme) cifra deriva dalle stime effettuate dalla società immobiliare, sulla base della sua esperienza dei costi a metro quadrato per rendere efficienti le diverse categorie di edifici in Italia.

Il calcolo si è reso necessario in considerazione delle normative europee che dovrebbero essere adottate entro il 2030 e che dovrebbero essere estremamente stringenti al punto da imporre forti limitazioni alle locazioni degli stabili o dei locali che non si saranno adeguati ai nuovi standard, l’applicazione di una carbon tax o multe sulle emissioni di carbonio e sulle emissioni di costruzione, parallelamente a un divieto di utilizzo di sistemi di riscaldamento a combustibili fossili.

5,3 miliardi di metri quadri da rimodernare

La superficie complessiva da rimodernare, ha spiegato Catella, ammonta a circa 5,3 miliardi di metri quadrati. Circa il 79% della superficie è di edifici residenziali, mentre il restante 21% si divide tra commerciale (2%), pubblico (7%) e altro.

Nel dettaglio, secondo le previsioni effettuate dalla sgr, servirebbero tra i 300 e i 400 euro a metro quadrato per il residenziale, tra i 500 e i 700 euro per gli edifici commerciali e pubblici e tra i 400 e i 600 euro per gli altri edifici. Considerando solo gli edifici commerciali e pubblici, sono necessari circa 270 miliardi di euro, pari a 10 miliardi all’anno, per completare la transizione di solo il 9% della superficie immobiliare complessiva.

Quasi impossibile

Considerando che a ottobre del 2023 per gli immobili residenziali in vendita sono stati richiesti in media 1.977 euro al metro quadro, un aggravio di 400 euro comporterebbe un incremento del prezzo del 20%. Per comprendere la magnitudo della spesa prevista per la transizione, che non pochi considerano al limite dell’anacronistico, basti pensare che da sola vale più del Pil italiano del 2022 che era stato pari a 1.909.154 milioni di euro.

Lo sforzo da sopportare diventa quasi impossibile se si pensa che le famiglie italiane vantavano depositi sui conti bancari per circa 1.163 miliardi di euro alla fine dell'anno 2021 e 1.174 miliardi di euro a dicembre 2022 mentre la liquidità in conto posseduta dalle imprese si attestava a pressoché 428 miliardi di euro a fine anno 2022 e a 423 miliardi di euro lo scorso dicembre.

Il ruolo degli investitori istituzionali

Per questo motivo è necessario, secondo Coima, stimolare un incremento degli investitori istituzionali nel settore che in Italia è inferiore rispetto al resto del mondo. In Italia gli investitori istituzionali investono in real estate meno del 10% della loro asset allocation, rispetto a una media internazionale del 15% circa, e sul capitale privato.

«Il contesto storico e di mercato che stiamo vivendo richiede l’impegno e la coesione di molteplici attori per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica, sociale e tecnologica: investitori nazionali e sovranazionali, istituzioni e operatori del settore real asset sono chiamati a rispondere a queste istanze facendo fronte comune verso i cambiamenti dettati dai nuovi trend sociali e demografici che stanno trasformando i nostri stili di vita», ha spiegato Catella.

Potenziale impatto economico

Coima investirà nella transizione energetica per il triennio 2024-2026 5 miliardi. In particolare, il Fondo Impact di Coima raggiungerà 1 miliardo di raccolta entro fine anno, e l’assemblea dei quotisti del Fondo ha pure varato «l’incremento della dimensione iniziale da 1 miliardo a 2 miliardi di equity, con l’obiettivo di amplificarne il potenziale impatto economico fino a 10 miliardi».