La corsa dei tassi e l’inflazione stanno deprimendo il mercato real estate che chiuderà con un calo del 10,5% delle compravendite.
Nei primi sei mesi del 2023 le compravendite di abitazioni in Italia hanno fatto registrare un calo dell’8,7% (da 303.375 a 277.052) rispetto allo stesso periodo del 2022. E’ quanto emerge dall’analisi dell’andamento del mercato immobiliare e dei mutui redatto dal Consiglio Nazionale del Notariato sulla base delle rilevazioni effettuate attraverso i Dati statistici Notarili che sottolinea come inflazione e costo de dentro abbiano impattato quello che è per definizione il principale bene rifugio dei risparmiatori italiani. Per il 2023 ci si aspetta un calo del mercato del 10,5%.
Nel primo semestre i mutui per l’acquisto della casa sono scesi del 29,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, complici i continui rialzi dei tassi decisi dalla Bce. La popolarità e la redditività dell’affitto di breve termine ha avuto il merito di sostenere il mercato delle seconde case tra privati come forma di investimento che nel primo semestre ha fatto segnare una riduzione più contenuta e pari all’1,9%.
Bari e Firenze soffrono
Le stime per l’intero 2023 mostrano una sostanziale tenuta delle compravendite di seconde case da privati che evidenziano una flessione più contenuta e pario al 2,5%. Questa dinamica, spiegano i notai, oltre a dimostrare la tenuta degli investimenti finalizzati ad affitti di breve termine darebbe anche spiegazione alla denuncia di molti studenti universitari che lamentano un caro affitti generalizzato in tutta Italia, e in particolare nelle grandi città.
La flessione delle transazioni ha riguardato tutte le maggiori piazze nazionali. I cali maggiori in termini assoluti non hanno interessato, come sarebbe sembrato ovvio, le città che nei mesi ed anni passati hanno visto crescere maggiormente la domanda di case. Tra le 9 maggiori città italiane i cali maggiori li hanno accusati Bari (-12,4%) e Firenze (-10,3%) mentre Milano e Roma, che sarebbero state indiziate di cali molto marcati dopo la crescita del mercato immobiliare degli ultimi anni, hanno fatto registrare flessioni inferiori al 10%.
Crolla richiesta mutui
Il crollo delle vendite di immobili ha innescato inevitabilmente anche una decisa flessione della richiesta di mutui. Nei primi sei mesi del 2023, prosegue l’analisi del Consiglio Nazionale del notariato, i finanziamenti concessi hanno fatto registrare un calo del 29,5% rispetto a una flessione delle compravendite dell’8,7%. Queste percentuali evidenziano come l’aumento dei tassi di interesse abbia portato le persone ad utilizzare maggiormente i propri capitali rispetto a forme di finanziamento. Un fenomeno che si riverbera nella diminuzione dello stock di risparmio delle famiglie, nei conti correnti e nel risparmio gestito.
In merito ai mutui, per l’anno 2023, si prospetta una riduzione del 23,8%, un a flessione più ampia rispetto all’andamento negativo del mercato immobiliare (-10,5%). Questa forte contrazione è dovuta, una volta di più, a tassi di interesse superiori rispetto al 2022 e conseguentemente a un maggior utilizzo di risorse personali.