Il Friuli-Venezia Giulia è una delle zone italiane a maggiore vocazione viti-vinicola, ma il suo successo globale è decisamente recente.

La Regione può contare su poco meno di 29.000 ettari di vigneti. Il Pinot Grigio la fa da padrone con 7.900 ettari dedicati, quasi un terzo del totale, seguito dal Glera con 6.718 e Merlot con 2130.

La Ribolla Gialla, vitigno che recentemente ha occupato la ribalta proponendosi come alternativa al Prosecco, è coltivata in 1745 ettari, tallonata dallo Chardonnay con 1733 e dal Tocai Friulano con 1560. Il ritardo non è stato comunque tutto tempo perso in quanto ha consentito al territorio di attrezzarsi per l’enoturismo e quindi far crescere il settore dell’accoglienza insieme a quello dei vini.

Dal 2021 esiste Tasting Academy

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Il Consorzio dei Colli orientali nel 2021 ha creato la Tasting Academy dove ci sono 32 vini in degustazione che cambiano più o meno ogni dieci giorni. E’ presente una sala di formazione per professionisti del vino che ospita in media 40-50 persone a settimana.

Il Consorzio ha ideato anche un sistema che consente di fare degustazione a distanza inviando i vini a domicilio. Tutto questo sforzo ha generato benefici anche al turismo, incentivando molte persone a passare dei giorni di vacanza visitando il territorio.

Livello mondiale

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Adriano Gigante, (foto sopra) presidente del Consorzio delle Doc-FVG, che raggruppa Friuli Grave, Doc Friuli Latisana, Doc Friuli Annia, Doc Friuli Aquileia, Doc Friuli Isonzo, Doc Friuli Colli Orientali, Doc Friuli, Doc Collio, Doc Carso, Docg Ramandolo, Docg Rosazzo, Docg Colli Orientali del Friuli Picolit e Docg Lison, ovviamente si è posto il tema del successo tardivo del vino friulano.

«Per anni ho cercato di capire cosa stavamo sbagliando. La Regione produce per il 16% vini rossi e per la maggior parte vini bianchi per cui siamo riconosciuti a livello mondiale. Dopo la crisi del metanolo (lo scandalo del vino al metanolo che si verificò non Italia nel 1986, ndr), altre zone sono cresciute di più. C’era voglia di novità. Noi abbiamo avuto un po’ di anni sottotono ma non era colpa dei vini, c’era poca voglia di Friuli», spiega Gigante.

Vino friulano viene riscoperto

«Attualmente il vino friulano sta avendo un momento di «riscoperta» a giudicare dall'attenzione e dai tanti articoli che hanno seguito le nostre attività in Italia e all'Estero. Il lavoro del Consorzio si pone in un'ottica di «valore» per tentare di dimostrare le unicità e le particolarità di un territorio non esteso ma caleidoscopico dove il vino è espressione di ricchezza», dice Gigante.

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«Se andiamo indietro di 30 anni – ha aggiunto -per il vino c’era la Toscana e il Piemonte e poi il Friuli. Questi valori dovevano tornare fuori. Sono sette/otto anni che abbiamo fatto grandi investimenti sul turismo, abbiamo realizzato le strade del vino e tutte le aziende hanno investito in accoglienza», spiega Gigante.

La guida Lonely Planet del Friuli è arrivata nel 2016 e il vino era chiaramente indicato come una degli aspetti rilevanti. «Abbiamo una crescita del 15-18% del turismo l’anno. siamo partiti tardi. E in fondo è stata anche una fortuna perché non avevamo posti letto sufficienti per l’accoglienza. Il mio Paese, Corno di Rosazza, giusto per fare un esempio, aveva due posti letto, oggi ne conta 130. L’unica forma per entrare il successo è portare tanta gente a conoscere i nostri prodotti. La qualità del vino non è cambiata, da trent’anni è la stessa, quella che è cambiata è la nostra offerta», spiega Gigante.

Produzione a due milioni di ettolitri

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Nel corso degli anni sono cresciuti anche i volumi prodotti. «Oggi – ha spiegato il presidente – il Friuli produce due milioni di ettolitri di vino. Fino a poco temo fa erano 1,1 milioni. Ma il successo del Prosecco ha portato a un incremento del Glera.»

Nella produzione del prosecco il Glera costituisce almeno l'85% delle uve utilizzate. Inevitabilmente anche la crescita della ristorazione locale è un grosso spunto per incrementare il turismo.

Ristorazione aiuta enoturismo

Il Friuli-Venezia Giulia può contare su cinque tavole che hanno meritato una stella Michelin e due ristoranti che ne hanno meritato due stelle, distribuite in tutte le province della Regione.

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«L’incremento del livello della ristorazione è fortemente positivo per il nostro business e mi sembra che sia in crescita costante. Quest’anno abbiamo avuto un’estate fantastica che non è stata sfruttata per tutte le sue potenzialità perché ci mancano ancora dei grandi alberghi. Siamo ben messi per il livello medio e medio alto. Abbiamo numeri sistematicamente in crescita in realtà di eccellenza come Grado e Lignano, ma ci manca ancora qualche investimento in alberghi di altissimo livello», dice Gigante.

Aspetto molto positivo

«Un aspetto molto positivo è il continuo sviluppo dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari, alle porte di Trieste, perfettamente accessibile anche via treno, caratteristica turisticamente molto interessante», spiega il presidente.