Nel 2023 export in crescita per Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige mentre flettono Piemonte e Toscana, alla luce del calo nei consumi di vini rossi a fronte di un aumento per spumanti e vini bianchi.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Il 2023 è stato un anno complesso per il settore del vino, con un calo nelle importazioni a livello mondiale legate a ragioni sia di carattere congiunturale che strutturale. Ad un «overstock» di acquisti da parte degli importatori, generato da timori nelle rotture delle catene di approvvigionamento e di rialzi dei prezzi, si sono aggiunti gli effetti del rallentamento economico e del calo nella capacità di spesa dei consumatori, messa sotto pressione da fenomeni inflattivi.

Accanto a questi impatti di natura congiunturale, si sono resi più evidenti gli effetti dei cambiamenti strutturali che da tempo affliggono i consumi di vino: riduzione degli acquisti di vino rosso, minor propensione al consumo da parte delle giovani generazioni, maggior attenzione al contenuto di alcol e orientamento delle preferenze verso vini più leggeri e a minor gradazione alcolica.

Scenario di elevata complessità

In questo scenario di elevata complessità l’export di vino italiano nel 2023 ha subito un lieve rallentamento a livello totale di vendite oltre frontiera meno dell’1% sia a valore che a volume rispetto al 2022.

La riduzione è risultata più intensa nel caso dei vini fermi (-3%) e nei mercati nordamericani. Al contrario, l’export di spumanti ha messo a segno un ulteriore aumento del 3,3% a valore a fronte di una riduzione nei volumi del 2%. E’quanto ha rilevato l’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con Unicredit.

Export cala dell’0,8%

In merito all’export 2023, rispetto alla variazione registrata dal vino italiano nel suo complesso (-0,8%), le prime 3 regioni per valore delle esportazioni si confermano Veneto, Piemonte e Toscana, che congiuntamente pesano per oltre i due terzi sull’export nazionale nonostante un dato inferiore all’anno precedente. Sono invece andate in controtendenza con importanti crescite Friuli-Venezia Giulia (+8,4%), Abruzzo, Puglia, Lombardia, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige.

Scendendo nel dettaglio delle tipologie di vini Dop le crescite nell’export hanno principalmente riguardato spumanti e vini bianchi, mentre i rossi fermi hanno subito riduzioni, in alcuni casi anche pesanti. Tra i vini bianchi Dop, l’aumento più rilevante ha riguardato quelli siciliani (+7%), tra gli spumanti il Prosecco (+5%), mentre tra i rossi hanno limitato le perdite quelli piemontesi (-1%). Male invece i rossi Dop del Veneto le cui esportazioni hanno evidenziato un calo del 12%.

Prime dieci Regioni vinicole più presenti

Rimanendo nell’ambito delle prime dieci Regioni vinicole più presenti a scaffale con i propri vini fermi e frizzanti Dop, quasi tutte hanno registrato diminuzioni nelle vendite a volume. Si sono salvati solamente i vini Dop della Sardegna (+13%) e dell’Abruzzo (+3%) mentre i vini Dop della Sicilia e del Trentino-Alto Adige hanno sostanzialmente mantenuto gli stessi volumi di vendita del 2022, registrando una variazione positiva compresa tra +0,1% e +0,3%.