L’assemblea di Mediobanca che ha approvato il bilancio 2023-2024 ha fornito un’altra rappresentazione di come e quanto i mercati apprezzino il lavoro dell’amministratore delegato Alberto Nagel.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
All’assise, cui non hanno partecipato i due principali soci, Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone in polemica con il management per la gestione della partecipazione in Generali, è intervenuto il 48,75% del capitale, oltre un punto percentuale in più rispetto allo scorso anno.
Per comprendere la magnitudo di questo numero bisogna ricordare che i primi due azionisti della merchant bank hanno poco meno del 30% del capitale. Nello specifico dal libro soci, aggiornato al 17 ottobre, Delfin risulta avere in mano il 19,81% del capitale (dal 19,74% dell'assemblea dell'anno scorso) e Caltagirone il 7,76% in discesa dal 9,98% di ottobre 2023.
La gestione Alberto Nagel
Gli investitori istituzionali continuano quindi a supportare con entusiasmo la gestione Alberto Nagel come era già emerso dalle dichiarazioni dei principali proxy advisor, Iss e Glass Lewis che, in vista dell’assise, avevano dato parere favorevole su tutte le voci all’ordine del giorno.
In particolare, l’utile netto di 1,27 miliardi (+24%) e il dividendo complessivo a 1,07 euro. Tra gli azionisti rilevanti si sono confermati anche Blackrock con una quota pressoché invariata del 4,23% (era al 4,15%) e Mediolanum leggermente salito al 3,49% (dal 3,43%).
Calma apparente
L’assenza dall’assemblea di Delfin e Caltagirone, come capitato anche lo scorso anno, non deve indurre a pensare che i due soci abbiano seppellito lascia di guerra. Molto più pragmaticamente stanno aspettando he i tempi siano maturi per tentare un nuovo assalto alla quota del 13% circa delle Generali che Mediobanca ha ancora in pancia.
E l’occasione non tarderà ad arrivare visto che il mandato dell’amministratore delegato del Leone triestino Philippe Donnet ha il mandato in scadenza all’approvazione del bilancio 2024, e quindi la prossima primavera.
«Remis en forme»
Molto del destino di Mediobanca e delle Generali dipenderà da come il Testo Unico della Finanza, che in questo momento è in fase di riforma da parte dell’esecutivo, recepirà le norme volte a limitare la lista del Cda a vantaggio delle liste presentate da soci di maggioranza.
Dalla «Remis en forme» del testo di legge molti osservatori attendono con impazienza le decisioni che verranno prese sul voto maggiorato da concedere sui pacchetti di azioni detenuto dallo stesso soggetto per un periodo molto lungo di tempo.
Uno a dieci
Prima che iniziasse la revisione si ipotizzava che che per un possesso ininterrotto pluridecennale, il voto potesse essere portato fino a dieci voti per ogni azione posseduta. Questo garantirebbe in massima parte gli azionisti di lunghissima data, a partire da Mediolanum, da sempre socio del patto di sindacato di Mediobanca.
A sua volta la società guidata da Massimo Doris, che ha nella famiglia Doris e Fininvest i due soci fondatori presenti fa lustri nel capitale, potrebbe trovarsi nella condizione di potersi diluire, magari attraverso operazioni di M&A, senza perdere il controllo della società.
Negli ultimi mesi le prospettive di un possibile M&A che potesse coinvolgere Mediobanca si sono diradate. Ai due candidati naturali Unicredit e Intesa Sanpaolo, si è aggiunta la stessa Mediolanum, soprattutto dopo che la Bce ha reintegrato Fininvest nella pienezza dei diritti relativi alla sua quota, ci cui diritti di voto sono stati a lungo congelati al 9,9% per via delle vicissitudini giudiziarie di Silvio Berlusconi.
Orcel e Messina attenti
Andrea Orcel e Carlo Messina, rispettivamente amministratore delegato di Unicredit e di Intesa Sanpaolo, sono ancora molto attenti al dossier Mediobanca. Ma sembrano più impegnati a montare la guardia uno all’altro piuttosto che a disegnare strategie operative per conquistare la preda.
Sembrano quindi impegnati in una lunga partita a «Ciapa No», come si chiama in dialetto lombardo quella variante del gioco di carte del Tressette in cui l’obiettivo è fare meno punti possibile.