Secondo un sondaggio condotto su un campione rappresentativo del settore, realizzato da finewsticino.ch, due terzi dei dipendenti bancari nel paese ritengono che la piazza finanziaria svizzera abbia perso credibilità in seguito al crollo del Credit Suisse. Al contempo, il 70% dei partecipanti allo stesso sondaggio afferma che la «nuova» UBS ha buone possibilità di successo.
Tre quarti dei partecipanti a un recente sondaggio sulle prospettive di carriera nel settore finanziario svizzero, affermano che la reputazione della professione bancaria è stata influenzata negativamente dalle recenti vicissitudini del Credit Suisse, con uno su quattro (26%) che afferma che ci vorrà molto tempo prima che si possa recuperare in credibilità.
Il 44 percento pensa che siano necessari dei «modelli/figure integerrime a livello dirigenziale» per poter migliorare la reputazione del settore. I partecipanti sono molto critici anche nei confronti della Finma, con il 65% che chiede un'autorità di vigilanza più competente.
Il meno peggio tra tutte le varie soluzioni
Di seguito alcuni dei risultati del 12° sondaggio svolto online. L’indagine rappresentativa di oltre 1.100 dipendenti del settore finanziario, è stata condotta questa primavera dalla piattaforma di notizie finanziarie finewsticino.ch insieme allo Swiss Finance Institute (SFI) e all'agenzia svizzera di pubbliche relazioni Communicators.
L'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è considerata dal 38 percento degli intervistati il meno peggio tra tutte le varie soluzioni. Il 32% ritiene che il Credit Suisse avrebbe dovuto essere spezzettato e che si sarebbero dovute salvare solo le sue parti di importanza sistemica.
Gli intervistati sono divisi sul futuro della banca fallita: mentre il 46% degli intervistati sostiene che la banca dovrebbe essere integrata rapidamente, il 49% è favorevole a uno spin-off dell'unità svizzera.
Inerte per troppo tempo
Il 67% degli intervistati ritiene che le ragioni per cui la piazza finanziaria svizzera ha perso autorevolezza, in relazione al fallimento del Credit Suisse, siano tre. In primo luogo, le autorità sono rimaste inerti, poi sono dovute ricorrere all'applicazione della legge d'emergenza e, in terzo luogo, la Svizzera non ha una strategia organica per la sua piazza finanziaria.
Secondo il 70% degli intervistati, la «nuova» UBS, con la sua ottima posizione competitiva, il buon management e il fatto che d'ora in poi sarà più strettamente regolamentata, ha buone possibilità di successo.
Reputazione della professione finanziaria
Nell'ultimo decennio, le prospettive di lavoro nel settore finanziario sono state un vero e proprio giro sulle montagne russe. Nel 2013, solo il 2,8% degli intervistati valutava le prospettive come «molto buone» e il 39,4% come «buone».
L'anno scorso, queste cifre erano salite rispettivamente all'11,5% («molto buono») e al 55,8% («buono»). Dopo gli ultimi eventi, sono scesi rispettivamente al 4,3% («molto buono») e al 36,5% («buono»). Ciò significa che gran parte della reputazione acquisita dopo la crisi finanziaria del 2008 è scomparsa in brevissimo tempo.
Per la maggior parte dei professionisti bancari le esigenze sono chiare e comprendono l'avanzamento della digitalizzazione, le competenze informatiche (secondo il 67,10% di tutti gli intervistati) e la disponibilità al cambiamento continuo (59,5%).
È interessante notare che solo due anni fa, per il 71,5% dei partecipanti, la disponibilità al cambiamento era fondamentale. In un mondo professionale sempre più complesso, anche le conoscenze specialistiche sono ancora molto richieste (50,5%), anche se in leggera contrazione rispetto all'anno precedente, quando la percentuale era del 50.8%
Il boom dei Family Office
I partecipanti al sondaggio vedono le maggiori opportunità di carriera nel settore IT (59,4% degli intervistati), nella gestione delle innovazioni dei prodotti digitali (57,4%) e nelle divisioni Legal & Compliance (46,5%).
Altre due aree sono cresciute nella considerazione dei partecipanti: il 37,7% degli intervistati afferma che il settore dei family office offrirebbe grandi opportunità di carriera nei prossimi anni e il 36,9% vede un grande potenziale negli "alternative investments”
Dieci anni fa il 75,2% degli intervistati di allora giudicava il settore Legal & Compliance quello che offriva maggiori opportunità di carriera, seguito da Asset Management (51,0%) e Wealth Management/Private Banking (42,4%).
I principali ostacoli alla carriera
Il sondaggio ha anche analizzato quali sono i fattori che ostacolano lo sviluppo delle carriere. Il 44,8% (anno precedente: 43,3%) ha citato la delocalizzazione all’estero dei reparti apicali aziendali. Per il 40,09% (anno precedente: 40,3%) il secondo ostacolo alla carriera per i dipendenti delle banche tradizionali, sono rappresentati dai nuovi modelli di business nelle fintech e dalle neo-banche. Al terzo posto ci sono le «restrizioni» dovute a una regolamentazione più severa, con il 36,6% (42,4% nell'anno precedente).
È interessante notare che il 25,6% degli intervistati vede nella concorrenza degli stranieri il principale ostacolo alla propria carriera, l'anno precedente era solo il 22,0%. I risultati del sondaggio mostrano anche che poco più di un intervistato su cinque (22,2%) non ha ricevuto un bonus per il 2022, mentre per il 24,8% i bonus sono stati pari allo stesso importo del 2021. Il bonus rappresenta ancora una parte sostanziale del reddito annuale: per il 38,5% degli intervistati è pari al 10-25% dello stipendio annuale, mentre per il 22,9% al 25-50%.
Formazione continua
La consapevolezza dell'importanza della formazione continua nel settore finanziario è superiore alla media: Il 43,4% degli intervistati partecipa regolarmente a seminari specifici, il 38,0% a lezioni e conferenze pubbliche; il 23,1% dei partecipanti al sondaggio sta pianificando un corso presso un'università (MAS, DAS, CAS) e il 24,0% desidera proseguire la propria formazione con corsi senza esami. Questi risultati mostrano che la tendenza a migliore la propria formazione è aumentata rispetto all'anno precedente.
«I risultati del sondaggio confermano la nostra convinzione secondo cui i collaboratori qualificati rappresentano la pietra miliare del successo a lungo termine del settore finanziario svizzero. Siamo orgogliosi di poter dare un importante contributo in tal senso, anche grazie ai nostri Master Class SFI e agli oltre 2.000 diplomati», ha dichiarato Markus Bürgi, Chief Financial and Operating Officer di SFI.
Il sondaggio di quest'anno ha coinvolto 1.139 intervistati, di cui il 75,6% uomini e il 20,7% donne; l'anno scorso le donne rappresentavano il 17,9%. Il 3,7% degli intervistati non ha fornito informazioni. Il 10,9% degli intervistati aveva tra i 20 e i 30 anni, il 31,4% tra i 30 e i 45 anni, il 46,7% tra i 45 e i 60 anni e l'11,0% oltre i 60 anni. Il 40,1% degli intervistati ha conseguito un master presso un'università e il 10,9% ha conseguito un master presso un'università di scienze applicate, mentre il 10,6% ha un diploma federale avanzato. Il sondaggio viene condotto annualmente dal 2012.