Le nozze del Monte dei Paschi di Siena, se ci saranno, non saranno bagnate dal Chianti che per anni la banca ha prodotto nei Tenimenti Poggio Bonelli e Chigi Saracini.

La cessione dell’impresa Agricola fa parte degli accordi presi dallo Stato Italia con la direzione generale della concorrenza europea per avere il via libera all’ultimo aumento di capitale.

Trattative ben avviate

Le trattative per la cessione, secondo quanto risulta a finewsticino.ch sono decisamente bene avviate, anche se la banca avrebbe fino al 2024 per chiudere il dossier. In pole position vi sarebbero alcuni gruppi assicurativi italiani, interessati sia alle vigne.

La vendita avverrà a prezzi di saldo visto che l’asset è tutt’altro che ben gestito. A fronte di ricavi i che non hanno mai raggiunto i 2 milioni di euro continua a incamerare perdite che sono state di circa 600.000 euro nel 2022, 817.000 nel 2021, 1,1 milioni nel 2020 e 5,6 milioni di euro nel 2019. La svendita sarà il destino inglorioso di un’azienda che ha una storia piena di gloria e di successi.

Poggio Bonelli ha avuto diversi proprietari nel corso dei secoli: posseduta dall’antica famiglia Spennali durante il Medioevo, nella seconda metà del XVI secolo passò nelle mani della illustre famiglia Piccolomini; nel secolo successivo, probabilmente per via dinastica, divenne proprietà della famiglia Landucci e all’inizio del XXI secolo, fu acquisita dalla Banca Monte dei Paschi di Siena nell’ambito della sua politica di radicamento nel territorio senese.

Asset molto interessanti

Chi comprerà l’azienda agricola porterà a casa 840 ettari tra Castelnuovo Berardenga e Montaperti, 88 ettari di vigneti doc, di cui 18 di Chianti Classico, 7 mila olivi e 300 ettari di seminativo cui vanno aggiunte tutte le strutture ricettive che comprendono un agriturismo con annessa foresteria.

A questi asset va aggiunto un piccolo tesoro tutto da scoprire e che potrebbe rendere prospetticamente quanto e più del vino. Della proprietà infatti fanno parte 17 casolari, per la maggior parte in stato di abbandono, iscritti a bilancio per poco più di 10 milioni di euro. Dato l'interesse del mercato immobiliare per questo tipo di case, non è difficile immaginare come vengano valutate e a quale prezzo.

Si cerca soluzione locale

La politica locale sta cercando di fare pressione su Antinori e Frescobaldi, cantine presenti nella regione e capaci di fare corposi utili dove il Monte ha fallito, affinché prendano in considerazione il dossier e per evitare che un pezzo tanto rilevante della storia toscana possa finire in mani forestiere.

La banca non potrà che fare prevalere le ragno economiche su quelle del cuore. E per questo che chi sta osservando il dossier lo sta facendo a fari spenti. Nessuno vuole innescare un’asta per un’azienda carica di storia e fascino ma anche da risanare finanziariamente.

Mps come Icaro

Per il Monte, che ai tempi d’oro si definiva la banca «verde» per la sua vicinanza al settore agroalimentare, la svendita di Poggio Bonelli e Chigi Saracini rappresenta l’ennesimo smacco di una realtà. La banca più antica d’Italia fondata nel 1472, che, come Icaro, è precipitata per avere cercato di volare troppo vicina al sole.