L’euro digitale non è ancora nato e molto probabilmente impiegherà anni a vedere la luce. E la responsabilità, in ultima istanza, sarà delle banche. Lo ha detto il presidente della Consob, la Commissione nazionale per le società e la Borsa italiana, Paolo Savona, nel corso di un’intervista al Festival dell’Economia che si è tenuto a Trento.

Commentando le difficoltà incontrate da Fabio Panetta, membro dell’executive Board della Bce che da sempre segue il progetto dell’euro digitale Paolo Savona ha ricordato che «Panetta, che e' molto preparato sulla materia, a Francoforte ha detto 'in due anni vi porto la soluzione' e adesso vi diro' perché non e' riuscito e due giorni fa ha detto che ci vorranno cinque anni».

Il progetto non procede, perché «se crei l'euro digitale i depositi, che oggi sono moneta, uscirebbero dal circuito monetario perché ci sarebbe una sola entità che la crea e la controlla».

Euro digitale frenato dalle banche

A frenare l’euro digitale è stata una reazione delle banche. «Non parlo di banche italiane e di banche europee tranne qualcuna – prosegue Savona – ma di quelle internazionali e dopo che l'anno scorso Joe Biden ha chiesto loro se volessero il dollaro digitale, la risposta e' stata che negli Stati Uniti non la creano».

Di fatto la gestazione dell’Euro digitale ripropone il tema del potenziale conflitto di interessi fra le banche centrali e i loro azionisti.

Euro digitale senza rischi

Per comprendere i motivi intrinseci dell’opposizione delle banche alla moneta digitale e volendo tracciare un identikit di chi non la vuole basta rileggere quanto Panetta va dicendo sul tema da un po’ di tempo.

Secondo il banchiere centrale la moneta unica deve rimanere al cuore del sistema finanziario, per salvaguardare la stabilità finanziaria. L’euro digitale sarebbe uno strumento di pagamento digitale, privo di rischi, che tutti possono utilizzare gratuitamente ovunque nell’area dell’euro. Già questo fa comprendere quali siano e quali possano essere i nemici mortali dell’euro digitale.

Panetta ha inoltre più volte spiegato che l’euro digitale fornirà una piattaforma per offrire alla clientela servizi di pagamento innovativi in tutta l’eurozona. Considerano che oggi i prodotti sviluppati in un paese europeo non sono generalmente disponibili negli altri Stati membri, si tratterebbe di un cambiamento epocale, che inevitabilmente andrebbe a ledere rendite di posizione.

Policy Maker non guardano a mutamenti

Nel suo intervento Savona non si è limitato a criticare la mancata adozione dell’euro digitale, ma ha anche tracciato un’analisi dei modi e dei tempi di reazione della classe politica europea ai cambiamenti. L’economista ha sottolineato come si stia creando un «nuovo ordine ordine geopolitico-economico digitale» di cui i policy maker non si occupano.

«Parte delle competizioni in atto tra i grandi poteri del mondo, Stati Uniti e Cina, in primo luogo, ma anche Russia e India, sono un modo di ottenere la superiorità tecnologica per cercare di avvantaggiarsi nella conduzione degli affari mondiali rispetto a chi rimane indietro e questa competizione inizia a preoccupare».

Innovazione non si può fermare

Secondo Savona «ci si sta impegnando ad affinare la strumentazione tradizionale del mercato monetario e finanziario, comprese le criptovalute e l'euro digitale ma chi si dedica a queste cose? L'innovazione tecnologica non si puo' fermare».

Il presidente della Consob ha poi sottolineato come di questi temi se ne parli solo tra pochi esperti e invece «deve diventare un tema nell'agenda politica mondiale, non solo a livello di singolo paese».

C'e' da considerare, spiega, che «le tecnologie sono il vero strumento di innovazione economico, sociale e politico sia dove ci sono le democrazie ed anche, anzi, soprattutto dove non ci sono perché di fronte a una situazione in cui l'alternativa e' 'proibire o permettere', si restringerebbe il grado di controllo sociale, degli individui che le oligarchie oggi sono in grado di esercitare».