Oggi è un convalescente, ancora troppo debole per stare in piedi da solo. Ma il Monte dei Paschi di Siena non è più il grande malato del sistema bancario italiano.

A un futuro stand alone, però, non crede nessuno, nemmeno il più ottimista dei contradaioli senesi. I dati del primo trimestre della banca hanno l’indubbio pregio di disegnare per la banca un futuro meno grigio di quello che si era ipotizzato in questi anni.

Nel dettaglio la banca senese ha chiuso il primo trimestre dell'anno con un utile di 236 milioni di euro, in forte miglioramento rispetto ai 10 milioni dello stesso periodo del 2022 ma anche in crescita del 51,3% dai 156 milioni del trimestre precedente. In tenuta i crediti dubbi.

Il totale dei finanziamenti deteriorati lordi si attesta a fine marzo a 3,3 miliardi, sostanzialmente stabile rispetto al 31 dicembre 2022, mentre i crediti deteriorati netti sono scesi nel trimestre da 1,7 a 1,6 miliardi, con un'incidenza del 2,1% sul portafoglio crediti.

Per Mps risultati concreti

L’autore di questa performance è l’amministratore delegato Luigi Lovaglio che ha voluto sottolineare che «Monte dei Paschi di Siena è tornato ed è in ottima forma, i risultati ottenuti sono concreti».

Inevitabilmente il manager ha voluto allontanare dalla propria banca ogni possibile dubbio riguardo la liquidità, tema che sta terremotando molte banche regionali Usa. Mps – ha detto – dispone di una «solida posizione di raccolta e di liquidità, anche grazie a una solida base di clienti, stabile nel tempo» con un indicatore di liquidità Lcr salito nel trimestre dal 192% al 211%.

Escluso futuro come le banche venete

Questi conti, dicevamo, rendono praticamente impossibile per il Monte un epilogo simile a quello delle due banche venete, Banco Popolare di Vicenza e Veneto banca, cedute e Intesa Sanpaolo per una cifra simbolica dopo essere state ripulite da ogni forma di contenzioso.

Ogni operazione che interesserà Mps sembra sempre più un’operazione di mercato e sempre meno un’operazione emergenziale. Questa è, però, solo in parte una buona notizia.

Contenzioso legale con cala

Qualunque potenziale acquirente si sia accostato al Monte nel recente passato ha chiesto una manleva su tutto il contenzioso che resta il vero problema della banca. Il contenzioso legale di Mps si è mantenuto stabile nel primo trimestre dell'anno, con richieste risarcitorie, giudiziali ed extragiudiziali, per complessivi 4,1 miliardi di euro.

«Non ci sono stati cambiamenti» rispetto alla fine del passato esercizio, ha spiegato Lovaglio aggiungendo che «il petitum legale è rimasto invariato nel trimestre e già ricevuto delle sentenze a noi favorevoli».

Si vuole evitare spezzatino

Siena sa che un matrimonio è prospettiva difficile. Sa che il suo azionista di riferimento, il Ministero delle Finanze deve uscire in tempi brevi per gli accordi presi con Bruxelles quando è stato concesso allo Stato italiano di partecipare con 1,6 miliardi di euro all’ultimo aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro.

L’obiettivo più credibile che il management della banca può darsi è migliorare tanto lo stato di salute della banca da evitare lo spezzatino degli asset. Prospettiva non semplice perché il boccone intero vale una capitalizzazione di 2,6 miliardi di euro e non sono molti i pretendenti in grado di digerirlo agevolmente. I

l candidato naturale sarebbe Unicredit, ma il suo amministratore delegato Andrea Orcel ha preferito rischiare la rottura dei rapporti con l’ex presidente del consiglio Mario Draghi piuttosto che asseverare l’acquisto del Monte. In linea di principio anche Banco Bpm e Bper potrebbero sostenere l’acquisto ma sarebbe un’operazione molto complicata per entrambe le banche.

Lovaglio vende cara la pelle

Un break-up onorevole rimane ancora la prospettiva più probabile. E Lovaglio vuole vendere cara la cara la pelle. Letteralmente. E quindi disegna futuri caratterizzati dal ritorno alla cedola.

«Per quanto riguarda l'excess capital, a tendere abbiamo la capacità di generare capitale e la capacità di generare capitale trimestre su trimestre ci permette di anticipare la distribuzione dei dividendi già nel 2024. In questo momento siamo concentrati più su questo che non sul riacquisto delle azioni», ha detto Lovaglio.

Che, in buona sostanza, significa che Mps non si trova più nello scaffale delle occasioni né della merce venduta sottocosto. E già questa è una grande notizia per Siena.