L’assemblea di bilancio delle Generali ha sancito alcune novità. La prima assai importante è che il fronte italiano contrario all’attuale management non esiste più.

La seconda è che Philippe Donnet, nell’arco di piano punta a fare delle acquisizioni nel mondo assicurativo, in prevalenza nella regione asiatica, e nell’asset management, senza preclusioni geografiche, ma non a qualsiasi prezzo.

Azionisti italiani in ordine sparso

Andiamo con ordine. Il clima che ha preceduto ed accompagnato l’assise è stato assolutamente sereno. I tamburi di guerra che lo scorso anno avevano annunciato la guerra per il controllo delle Generali, hanno taciuto perché il fronte italiano di fatto non esiste più.

Il neo presidente della Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona, aveva criticato apertamente le ansie da azionista attivista che l’ente aveva espresso lo scorso anno votando con Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo del Vecchio ed Edizione contro la lista di Mediobanca e del Cda.

E’ quest’anno la Fondazione è rientrata nei ranghi così come Edizione, la holding della famiglia Benetton, che, secondo indiscrezioni trapelate alla fine dell’assemblea, avrebbe espresso voto favorevole al bilancio.

Strade separate per Caltagirone e Delfin

Si sono definitivamente separate le strade di Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone, che condividono la presenza anche nell’azionariato di Mediobanca e di Unicredit.

Gli eredi di Del Vecchio, ancora in aperta lite per la successione, hanno fatto una scelta di realismo e, secondo quanto si è appreso, hanno votato a favore del bilancio, della distribuzione del dividendo e del piano azionario per i dipendenti, astenendosi dal piano di remunerazione del management.

Caltagirone ha voluto palesare ancora la propria contrarietà astenendosi sul bilancio e sul piano di azionariato per i dipendenti, ma si è sbugiardato da solo votando a favore del dividendo. Perché pecunia non olet.

Presenza record in assemblea

Un’ultima considerazione numerica la merita la percentuale del capitale presente in assemblea, pari al 63,22% del totale.

E’ un numero decisamente molto elevato se si considera che all’ordine del giorno non c’erano punti relativi alla governance a alla noia del consiglio di amministrazione. e’ un munero che testimonia la vicinanza e l’interesse degli investitori istituzionali alla società.

Donnet vuole acquisizioni

L’ad delle Generali, Donnet, nel corso dell’assemblea ha affermato che «nel corso dell'anno passato, abbiamo registrato progressi significativi per quanto riguarda la strategia di acquisizioni».

«Uno degli imperativi strategici alla base» del piano al 2024 «è infatti il rafforzamento della nostra leadership in Europa e della presenza in alcuni specifici mercati asiatici. In Italia, lo scorso luglio abbiamo raggiunto la soglia del 95» del capitale sociale di Cattolica Assicurazioni, esercitando successivamente il diritto di acquisto sul restante 5% e procedendo al delisting».

Tre miliardi per M&A

Il gruppo ha destinato 3 miliardi di euro alle operazioni di M&A nell’arco di piano. Molti osservatori pensano che Donnet possa contentarsi di avere sconfitto i nemici e passare l’arco di Piano perseguendo la sola crescita interna.

Se ciò avvenisse le cifre che non dovessero essere usate per acquisizioni verrebbero distribuite ai soci sotto forma di dividendi straordinari o nuovi piani di buy back.

Fonti vicine al dossier per contro hanno sottolineato che se il manager ha annunciato delle acquisizioni qualcosa verrà fatta. Il problema è che il mondo sa che ha una cospicua dote da potere spendere e, ovviamente, aumentano il prezzo appena Generali si siede, o di approssima a sedersi a un tavolo di trattative.

Banca Generali non sarà venduta

Banca Generali non è destinata ad essere venduta, ma anzi è centrale nello sviluppo futuro. Lo hanno ribadito i manager del gruppo triestino nelle risposte scritte fornite alle domande giunte dai soci prima dell’0assemblea.

La banca, si legge, «è un asset importante grazie alle sue ottime performance». Inoltre l’ultimo «piano strategico prevede lo sviluppo organico della banca stessa come parte del gruppo».

I desideri di Mediobanca continueranno a rimanere tali. Anche perché la strategia di crescere nell’asset management è la medesima delle Generali. E Banca Generali è un asset già molto caro. Una operazione ostile farebbe solo lievitare i prezzi. Una prospettiva che nessuno vuole.