Banco Bpm ha rotto gli indugi ed ha alzato il prezzo dell’opa su Anima, finalizzata al delisting, da 6,2 euro a 7 euro e ha già incassato l’assenso di Poste Italiane e Fsi Sgr che si sono impegnate ad aderire all’offerta pubblica di acquisto per un numero di azioni pari al 21% del capitale. Una mossa che di fatto sarebbe l’anticamera della vittoria per la banca guidata da Giuseppe Castagna che ha già in pancia il 22% del capitale di Anima.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
Il nuovo prezzo, spiega Banco Bpm nella nota con cui ha reso noto il rilancio «rappresenta una valorizzazione implicita di Anima pienamente in linea con quella di altre realtà operanti nell’asset management ed è coerente con la valorizzazione fondamentale della società derivante dall’attualizzazione dei flussi finanziari futuri attesi».
La banca ha ribadito che l’operazione è di «rilevanza strategica» per il gruppo. L’opa si inserisce nel contesto del nuovo piano industriale, che fa leva su un modello di crescita dei ricavi fortemente incentrato sulle fabbriche di prodotto.
Eps sale del 10%
Più nel dettaglio, spiega ancora Banco Bpm, se l’Opa andrà in porto, a fine piano l’incidenza dei proventi non da interessi sul totale dei ricavi si porterà dall’attuale 40% al 50% e l’apporto complessivo ai ricavi del gruppo delle fabbriche prodotto, che nel piano precedente era stimato pari a 1,2 miliardi di euro al 2026, aumenterà a 1,7 miliardi al 2027. E’ inoltre previsto un incremento del 10% dell’utile per azione.
Banco Bpm ha già ottenuto l’autorizzazione Antitrust e Golden Power mentre devono ancora avverarsi le condizioni relative alla soglia di adesioni all’offerta (almeno due terzi del capitale) e quella connessa al via libera da parte della Bce dell’applicabilità del danish comprise, che consente alla banca di mantenere condizioni regolamentari favorevoli.
Attacco a Orcel
Giuseppe Castagna, Ceo di Banco Bpm, ha deciso di attaccare frontalmente Unicredit e di farlo su uno dei temi che ha causato più di un grattacapo ad Andrea Orcel, ovvero la presenza in Russia.
«Sul tema Russia – ha detto Castagna – ci sono dei regolatori istituzionali che dovranno verificare la situazione. Noi constatiamo che a parte Raiffeisen l'unica banca occidentale rimasta in Russia è UniCredit». «I numeri che ha dato» Unicredit «non li capiamo», ha aggiunto «hanno ridotto del 90% l'esposizione alla Russia, ma continuano a fare 560 milioni di utili; quindi, mi viene da chiedere quanto facevano prima».
«Noi – ha proseguito Castagna – auspichiamo che venga fatta chiarezza su questi temi perché ci sono di mezzo i nostri azionisti continuando a puntare il dito su situazioni «non chiarissime» legate a Unicredit, «come la Russia o questa operazione ritirata o non ritirata su Commerzbank». «Quando ci si rivolge al mercato bisogna essere chiari, noi chiediamo solo chiarezza sulle intenzioni», ha poi concluso.
Fusione con Mps non più attuale
L’interposizione di Unicredit, che ha lanciato Un’Offerta Pubblica di Scambio su Banco Bpm, ha fatto tramontare il progetto di un matrimonio con Banco Mps. La prospettiva di una «distribuzione congiunta» di prodotti del risparmio gestito di Anima da parte di Banco Bpm e del Monte aveva spinto la banca di Piazza Meda a «prendere quella quota» del 5% in Mps «per poi vedere in futuro se ci sarebbero state le condizioni per un'operazione più di sistema», ha ricordato Castagna, in sottolineando però come «questa cosa non è più attuale» per via dell'offerta di Unicredit.
Castagna, infine, si è detto fiducioso sulla possibilità di resistere alle avance di Unicredit. «Ci possiamo difendere molto bene perché stiamo creando un enorme valore e difficilmente può essere pareggiato», ha spiegato aggiungendo che «non abbiamo mai sperato che ci salvasse qualcun altro per cui siamo tranquilli».