Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha messo fine con le sue parole a ulteriori speculazioni politiche contro il matrimonio tra Unicredit e Banco Bpm.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

«Si tratta di un'operazione di mercato», ha spiegato Giorgia Meloni, «in base alla quale il governo ha il potere di intervenire se ritiene che l'operazione non sia nell'interesse nazionale. Ma questo è un file che sta seguendo il ministro Giancarlo Giorgetti, mi fido molto del suo giudizio sulla materia e quindi facciamo delle valutazioni assolutamente neutrali, ma nell’interesse nazionale italiano».

Citare in maniera vaga il «Golden Power» era il massimo che potesse fare per blandire la frustrazione del suo collega di governo, Matteo Salvini, il grande sconfitto politico di questa operazione.

Diplomazia attivata

Intanto Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, ha attivato le diplomazie per iniziare le trattative con il Credit Agricole, azionista del Banco Bpm con una quota del 9%. La banca francese non ha rilasciato commenti sull’iniziativa di Unicredit ma sembrerebbe strano che possa essere felice.

Pochi giorni fa i francesi hanno smentito di avere chiesto alla Bce l’autorizzazione a salire sopra il 10%. Ciò non togli che in ambianti finanziatori londinesi siano emerse indiscrezioni secondo le quali avrebbe posto in essere contratti per salire fino al 19% di Banco Bpm.

Queste voci hanno un unico filo conduttore che ci dice che Credit Agricole non lascerà Banco Bpm senza una adeguata compensazione.

Precedente Intesa

Non sarebbe la prima volta che la «Banque Verte» sia trova a guadagnare posizioni di prestigio in Italia con una politica di appeasement. E ‘già accaduto nel febbraio del 2010 quando, in cambio dell’ok alla nascita di Intesa Sanpaolo, ottenne da Banca Intesa asset che le consentirono di divenire il settimo gruppo più rilevante in Italia.

Fra i gioielli bancari che le vennero consegnati in quell’occasione banno ricordati la Cariparma e la Cassa di Risparmio Della Spezia oltre va un numero mostre di sportelli. Di certo il momento di estrema debolezza della politica francese non aiuterà la banca nella trattativa.

La campagna di Francia di Andrea Orcel è già iniziata con molteplici contatti telefonici ed avrà il suo momento più alto con la visita del Ceo a Parigi, prevista una settimana prima di Natale. In quell’occasione incontrerà noi solo il Ceo del Credit Agricole, Philippe Brassac, ma anche altri fondi azionisti di Banco Bpm come Amundi, Axa, Lazard e Bnp Paribas cui illustrerà la logica dell’operazione.

Prezzo non è giusto

Quello che sicuramente nessuno dei soci ha gradito è il prezzo prospettato in un’operazione che allo stato cuba poco più che 10 miliardi di euro. Ma è lo stesso Orcel ad esser convinto che quel prezzo vada rivisto robustamente al rialzo. Come e’ ragionevole, per l’aggiustamento Orcel aspetterà che la banca milanese liquidi i conti relativi all’intero 2024, in modo da avere un riferimento solido sul quale calcolare i multipli.

Intanto si vanno costituendo le squadre di advisor che saranno chiamati ad assistere le due banche. Banco Bpm avrebbe incaricato Lazard, Citi e lo studio Legance mentre Unicredit avrebbe chiamato Marina Stanley, Deloitte e lo studio Cappelli RCCD.

Pura congettura

Da Banco Bpm si continua a lanciare allarmi sulle possibili ricadute occupazionali, quantificate in 6.000 esuberi. Una strategia che, nel medio termine, sembra pagare sempre meno. Un portavoce di Unicredit ha ribattuto che «il numero indicato da Banco Bpm è pura congettura. Speculare su tali dettagli in questa fase è solo fuorviante».

Anche dai sindacati, i più sensibili al tema occupazione, scoponi giunto dei moniti più formali che sostanziali a non fare macelleria sociale. Lo stesso Lando Sileoni, segretario della Fabi che è il maggiore sindacato bancario del Paese, non ha voluto sbilanciarsi eccessivamente.

Evento di mercato

«Ogni fusione o acquisizione nel settore bancario italiano – ha spiegato – deve essere monitorata con attenzione per il suo impatto sull’occupazione e sull’equilibrio socioeconomico dei territori coinvolti».

Pur riconoscendo che si tratta di «un evento di mercato», Sileoni ha sottolineato i rischi per i lavoratori, evidenziando come le sinergie dichiarate – 900 milioni di euro dal lato costi – potrebbero tradursi in un «prezzo sociale inaccettabile».