Il Ceo di Unicredit è consapevole delle attese di molti osservatori di mercato delle prossime mosse della sua banca, ma continua a non volere fare mosse affrettate.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

«Penso che sarebbe meglio una transazione che migliora il gruppo in diverse direzioni, perché vogliamo consolidare in maniera bilanciata in vari paesi, per non essere troppo esposti in un paese solo. E sono pochi i target che rispettano questi elementi. Comunque credo che se fai un deal «all-in» ti esponi troppo a un paese«. Lo ha affermato Andrea Orcel, Coi di Unicredit nel suo intervento all’Italian Ceo Conference di Mediobanca.

«Sappiamo però che non sempre puoi scegliere, quindi siamo pronti, sappiamo cosa c'è fuori, siamo molto ansiosi di vedere cosa succede quanto i tassi calano e quando i prezzi saranno più allinearti a un livello che rende fare acquisizioni più conveniente», ha aggiunto il banchiere romano, sottolineando che non è disposto  a compromessi sul prezzo: «Andare veloci a fare M&A e distruggere valore non è quello che vogliamo fare», quindi «faremo M&A solo se accelererà ciò che stiamo facendo».

Futuro non fa paura, anzi

In molti temono che il raffreddamento dei tassi di interesse possa impattare in maniera robusta il Margine di Interesse e allontanare le banche dai risultato record di questi trimestri. Tra questi non c’è Orcel che anzi aspetta questo momento con ansia. «Siamo più entusiasti di vedere quello che ci aspetta rispetto a quanto abbiamo fatto, anche perché con una normalizzazione dei tassi e del costo del rischio sarà chiara la differenza tra la performance vera rispetto a quella di tutti gli altri trainata dal mercato» ha spiegato alla platea degli amministratori delegati.

«Abbiamo una indiscussa cost leadership e pensiamo che possiamo migliorare ancora, mentre altri non saranno capaci di tenere i costi stabili nei prossimi anni – ha aggiunto – Abbiamo ridotto il cost of risk, che ora è best-in-class. Inoltre, siamo leader nella generazione organica del capitale. Non abbiamo questioni sulle commissioni, perché siamo ottimisti che cresceranno, mettendoci in una posizione di vera forza. Siamo diversificati più degli altri, con investimenti, assicurazione, pagamenti, capital markets e altre aree. Oltre alla crescita del mercato, abbiamo l'impatto degli investimenti e delle internalizzazioni, che si aggiungerà alla crescita generale».

Corsa titolo non è conclusa

Orcel non crede che la corsa dell’azione in Borsa, cil cui valore è triplicato negli ultimi due anni, possa dirsi chiusa. «Siamo concentrati su quanto valore possiamo creare nei prossimi tre anni e come possiamo miglioralo, e sappiamo che lo creeremo internamente – ha detto – Quindi il caso base è continuare a crescere e restituire capitale agli azionisti. Sarebbe però meglio impiegare parte o tutto del capitale in eccesso nella giusta transazione. Il nostro mix di distribuzione non è solo una nostra scelta, ma tiene anche conto di cosa gli investitori preferiscono, e facciamo un buon lavoro a bilanciare questi aspetti. Vogliamo avere un cash dividend generoso ma non eccessivo, anche perchè i buyback sono più flessibili e possono essere aggiustati nel modo migliore».

Entrando nel merito dell’apprezzamento dell’azione il Ceo  ha affermato: «Se guardi cosa è successo dal 2021 in poi è una chiara storia di ristrutturazione, dove abbiamo rispettato quanto annunciato. Se guardi dalla fine del 2023 la situazione è cambiata e ci siamo mossi da una situazione restructuring a blue-chip, con tutti gli indicatori al top del settore e meno rischio.

Il mercato però non è ancora cambiato nel modo in cui ci considera, quindi nei vari indicatori siamo ancora indietro rispetto ai peer. Penso sia ancora un ottimo punto di ingresso se guardi a questi elementi e se tieni conto di quello che intendiamo fare».