L’entrata in vigore dei nuovi standard finanziari potrebbe far aumentare l’interesse per le ricche banche italiane. Elezione Trump può avere gli stessi effetti della Brexit sul comparto del credito.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
Il Consiglio Ue ha adottato le riforme di Basilea III con l'obiettivo di aumentare la resilienza delle banche, rafforzarne la vigilanza e la gestione del rischio.
«Le norme adottate garantiranno che le banche europee possano continuare a operare nonostante gli shock economici. Renderanno inoltre il settore più sostenibile e maggiormente in grado di affrontare le transizioni verde e digitale. Si tratta di un passo importante verso l'approfondimento dell'Unione Bancaria» ha dichiarato il ministro belga delle Finanze Vincent Van Peteghem, alla presidenza di turno Ue.
Più comparabili
La caratteristica principale della riforma è l'introduzione di un «output floor« che limita il rischio di riduzioni eccessive dei requisiti patrimoniali delle banche e li rende più comparabili. Le nuove regole stabiliscon un regime prudenziale transitorio per le criptovalute e introducono modifiche per migliorare la gestione dei rischi ambientali, sociali e di governance.
Entreranno in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale Ue. Gli Stati membri avranno 18 mesi per recepire la direttiva nella legislazione nazionale. Il regolamento si applicherà dal primo gennaio 2025.
Francesi colpite
Le norme si applicano anche alle banche di medie dimensioni e sono in molti a temere che ci possa essere una nuova stagione di aumenti di capitale. Questa volta le banche italiane, già mediamente molto capitalizzate e piene di capitale in eccesso si trovano in una posizione di privilegio. Mentre le francesi sono tra quelle meno avvantaggiate, tanto che il governatore francese François Villeroy de Galhau ha già messo le mani avanti spiegando che occorre «ovunque un’applicazione equa di Basilea 3. Niente di meno e niente di più».
Conoscendo l’avversione dei banchieri francesi al concetto stesso di aumento di capitale, più di un osservatore teme che il problema possa essere in parte bypassato acquistando istituiti pieni di credito, in modo da finanziare l’acquisizione con la cassa della preda. In questo momento storico le banche italiane sono prede ideali visto che hanno una capitalizzazione media ancora abbastanza bassa e capitale in eccesso ai massimi di sempre.
Cambio strategia
Questa considerazione potrebbe indurre qualche banca a mettere in atto strategie difensive basate su matrimoni con altri istituiti. L’allungamento delle tempistiche per il taglio dei tassi da parte della Bce e la prosecuzione del periodo dia vacche grasse dei risultati con conti trimestrali sempre in crescita, oltre ai prezzi di borsa mediamente molto elevati di tutte le possibili prede, avevano indotto molte banche a spostare in avanti nel tempo le ipotesi di M&A.
A novembre inoltre si terranno le elezioni politiche americane che, qualunque sarà il risultato, saranno un game changer per il settore. La eventuale elezione di Donald Trump potrebbe avere effetti sul comparto del credito simili a quelli che si sono verificati con la Brexit, e quindi essere un enorme catalizzatore di mutamento. Non sarà semplice per i banchieri capire quale posizione sia più conveniente tenere. Una sponda potrebbe arrivare dal governo di centrodestra, decisamente meno francofilo rispetto ai suoi predecessori di centrosinistra.
Banco attende
Chi ha certamente scelto l’attesa è il Banco Bpm. Per il suo prossimo futuro, spiega il Ceo Giuseppe Castagna in un’intervista al Sole 24, Ore la prospettiva è «continuare a crescere da soli, magari stringendo accordi con banche del territorio o acquisendo reti di promotori per mettere a terra le potenzialità delle fabbriche prodotto». Il consolidamento bancario italiano, ha aggiunto, nel nostro Paese è «posticipato di almeno 18-24 mesi, non a caso noi guardiamo al 2026 con il nostro piano».
Anche perché il, passare del tempo dovrebbe consentire alla capitalizzazione di aumentare. Oggi, ha proseguito il banchiere, «con circa 9,8 miliardi di euro di market cap, valiamo circa 7 volte gli utili del 2023, l'utile che prevediamo di fare a piano è di 1,5 miliardi e i nostri obiettivi di redditività si rifletteranno sempre di più sul consensus, e anche il multiplo potrà aumentare, già a 8, vorrebbe dire un valore di oltre 12 miliardi».