Il grande vecchio Giuseppe Guzzetti ha praticamente vinto la campagna per la nomina del presidente dell’Acri e sta per piazzare un suo uomo a Cdp. Carlo Messina può muoversi poco per non stravincere.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
L’Italia non è un Paese per giovani e tantomeno lo è la finanza italiana. Ma l’egemonia esercitata da Giuseppe Guzzetti, classe 1934, rischia di essere un’anomali anche per gli standard di gerontocrazia italica.
L’avvocato Guzzetti, che nella sua lunghissima carriera è stato anche senatore della Repubblica e presidente della Regione Lombardia, oggi non ha cariche operative, dopo avere passato oltre 22 anni alla presidenza della Fondazione Cariplo, azionista di lungo corso di Intesa Sanpaolo con una quota del 4,812%.
Maggiore antagonista
La mancanza di poltrone non significa che Guzzetti abbia perso potere. Anzi. Nonostante la sua formazione sia ascrivibile ad ambienti di centrosinistra, non disdegna rapporti con le menti migliori del centrodestra. Oggi ha un rapporto di stima consolidata con il Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti.
A oggi il maggiore antagonista di Guzzetti è il presidente di Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona. Entrambi puntano alla presidenza dell’Acri, una delle poltrone di peso che dovranno essere assegnate da qui all’estate. Palenzona la vuole per sé. Guzzetti per il suo pupillo e successore alla presidenza della Cariplo Giovanni Azzone.
Miccichè alla CdP
Le impreviste difficoltà incontrate da Palenzona nel finalizzare l’acquisto di Prelios, di cui è presidente, da parte di Ion hanno lasciato spazio alle manovre di Guzzetti che ha assicurato ad Azzone i voti di altre due fondazioni azioniste di Intesa, Compagnia di Sanpaolo e Caricuneo, ottenendo allo stesso tempo che l’ex presidente della Compagnia di Sanpaolo, diventi il prossimo presidente della banca l’anno prossimo, in occasione del rinnovo del Cda.
Il gioco di Guzzetti potrebbe essere impreziosito da un altra mossa vincente qualora, come appare probabile, l’attuale presidente di Banca Imi, Gaetano Miccichè, verrà designato alla presidenza di Cassa Depositi e Prestiti. Visto che il vincitore di tutte queste partite non ha una parte in commedia, o, come si direbbe con metafora teatrale, il nome in cartellone, inevitabilmente queste vittorie vengono ascritte all’area di influenza di Intesa Sanpaolo.
Messina in stallo
Questa paternità, per paradosso, potrebbe dispiacere Carlo Messina che di Intesa Sanpaolo è il consigliere delegato. E’ evidente che la banca trarrà benefici dall’avere dei manager amici in posizioni tanto importanti. Ma è altrettanto evidente che eventuali scenari di potenza che Messina potrebbe voler mettere in atto in Italia, si scontrano con la soddisfazione già ottenuta da Guzzetti e con l’ovvia volontà del sistema di non avere un unico vincitore.
Messina, per sopraggiunti limiti antitrust, non può comprare banche in Italia. Da tempo studia il dossier Mediobanca. Un’eventuale take-over della banca guidata da Alberto Nagel gli consentirebbe di aumentare la propria quota di mercato nel Wealth Management ma soprattutto di divenire il primo azionista delle Generali grazie alla quota di oltre il 13% del Leone che ha in pancia Mediobanca. Ma sia Mediobanca sia Generali sono due dossier cui Palenzona tiene massimamente.
Quota Generali non si vende
La Fondazione Crt, tra l’altro, ha in pancia l’1,72% del capitale delle Generali e più volta ha fatto sapere che quella partecipazione non è in vendita. Fondazione Crt è anche socia si Unicredit con l’1,9% e Palenzona è il grande elettore di Andrea Orcel.
Non è in mistero che Palenzona vede per Unicredit un ruolo di predatore di altre banche italiane. Finora si è parlato di possibili matrimoni con Banco Bpm, Banca Popolare di Sondrio o anche con il Monte dei Pachi di Siena. Quello che non sfugge a nessuno degli osservatori della finanza milanese è che le motivazioni strategiche e fondamentali che renderebbero sensata un’operazione Intesa Sanpaolo/Mediobanca, si riproporrebbero anche più forti nel caso si volesse ipotizzare un deal Mediobanca/Unicredit.