Secondo il quotidiano MF, Exor potrebbe decidere di riportare in Italia Ferrari se il ddl Capitali assicurerà lo stesso voto maggiorato previsto in Olanda.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Dopo un avvio decisamente sottotono, il Governo guidato da Giorgia Meloni potrebbe cogliere un primo, eclatante, successo in ambito finanziario. Secondo quanto riportato dal quotidiano MF/Milano Finanza, Exor starebbe pensando di riportare in Italia la sede di Ferrari se il Ddl Capitali, il decreto legge che apporterà cambiamenti, tra l’altro, in tema di presentazione delle liste del Cda e sulla determinazione dei di diritti di voto anche in base alla tempistica del possesso azionario, introdurrà lo stesso voto maggiorato presente in Olanda.

Le diplomazie del Governo e della holding della famiglia Agnelli-Elkann sarebbero al lavoro per far tornare entro i confini nazionali la sede del Cavallino Rampante e, secondo quanto spiega il quotidiano finanziario, il mood al tavolo delle trattative sarebbe molto più che positivo al riguardo.

Testo migliorato

Exor controlla Ferrari con il 34,5% del capitale. Per evitare che la società possa essere vittima dia operazioni ostili, alla holding serve che anche l’Italia offra la possibilità di avere diritti di voto rafforzati che, di fatto, sarebbero delle assicurazioni anti scalata. L’eventualità di un ritorno di Ferrari era stata esclusa lo scorso mese di novembre dall’amministratore delegato di Ferrari Benedetto Vigna che aveva spiegato: «Non lo stiamo pianificando e vorrei aggiungere che la residenza fiscale è in Italia, quindi paghiamo regolarmente le tasse qui».

Dallo scorso novembre i tecnici che lavorano al testo della legge hanno apportato numerosi cambiamenti per rendere il suo contenuto più attrattivo possibile ai mercati. Non è un mistero che uno degli ispiratori di questa legge sia Francesco Gaetano Caltagirone, molto vicino a Meloni. Caltagirone ha tentato, venendo respinto con perdite, di prendere il potere in Generali e Mediobanca, venendo sconfitto dalla lista presentata dal Cda.

Effetto ritorno

La sua ambizione è che il Governo cambi le norme sufficientemente per rendere possibile la sua vittoria. Le critiche, anche da osservatori stranieri come il «Financial Times», non sono mancate e il testo è stato emendato dai passaggi troppo sfacciatamente pro Caltagirone. Se il risultato sarà tale da far sì che Ferrari, una delle prime tre società italiana per capitalizzazione con un valore di mercato che oscilla fra 60 e 70 miliardi di euro, torni in Italia per il Governo italiano questo rappresenterebbe un successo inatteso e molto importante.

Meloni, inoltre, potrebbe sperare che il ritorno di Ferrari possa innescare un effetto volano che possa portare società italiane oggi quotate all’estero a decidere per un listing anche a Piazza Affari. Si tratta di un percorso differente da quello di Ferrari, che non ha mai abbandonato Piazza Affari. Ma non è un mistero che il governo veda come fumo negli occhi che campioni del Made in Italy come Prada, Zegna e Essilor Luxottica non siano presenti nel listino milanese. Sarebbe una vittoria «autarchica» di enorme valore politico per il’Esecutivo.