A fine ottobre, secondo Bankitalia, il rapporto tra riscatti e premi assicurativi ha toccato il 94%. La disaffezione della clientela facoltosa.
Il 2023 rischia di essere una Caporetto per le polizze vita. Nel dettaglio la raccolta, per la prima volta da vent’anni, potrebbe fare registrare un saldo negativo. Lo scorso anno il saldo è stato positivo per 15 miliardi di euro mentre il parziale a fine settembre recita -15 miliardi e, nelle ultime settimane, non ci sono stati cambiamenti di scenario che possano portare a un sovvertimento del pronostico nelle ultime battute dell’anno.
Secondo quanto si legge nell’ultimo Report sulla Stabilità Finanziaria di Bankitalia, che da novembre è guidata dal neo governatore Fabio Panetta, a fine ottobre il rapporto tra riscatti e nuovi premi vita ha toccato il 94%, rispetto al 57% dello stesso periodo 2022. A guidare l’ondata degli addii è stata la clientela di fascia private o superiore.
Paperoni in fuga
Il fenomeno è stato molto diffuso fra i clienti maggiormente facoltosi. Dai dati di Banca d’Italia emerge che nel primo semestre quasi un terzo dei pagamenti per le estinzioni anticipate delle polizze vita rivalutabili ha riguardato contratti con riserve superiori a 500 mila euro. In questi prodotti l’incidenza dei riscatti sulle riserve accantonate dalle compagnie è stata il doppio della media di mercato osservata nello stesso periodo (rispettivamente 10% e 5%).
Queste defezioni hanno un peso decisamente rilevante considerando che, a giugno scorso, a tali contratti faceva capo il 14% delle riserve complessive delle polizze vita rivalutabili.
La corsa dei tassi
A pesare sul comparto due ordini di fattori. Da un punto di vista emotivo e reputazionale la crisi di Eurovita, la prima compagnia Vita in Italia a finire in amministrazione straordinaria, ha portato più di una nube sul comparto.
La corsa dei tassi di interesse ha fatto il resto. Nello specifico i rendimenti dei Btp, arrivati di fatto alla soglia del 5%, hanno convinto molti investitori ad abbandonare il prodotto polizza.
Sete di Btp
Le cedile ricche hanno fatto riaccendere il rapporto fra gli italiani e il debito pubblico tricolore. Dopo lustri di declino la quota del debito pubblico in mano alle famiglie è tornata a crescere e ora sfiora il 12%.
L’anteprima del successo del 2023 si è avuto alla fine dello scorso anno con il successo del Btp Italia, il titolo indicizzato all’inflazione italiana, che ha raccolto tra gli investitori individuali 7,3 miliardi. Il trend è proseguito pochi mesi dopo, con l’emissione di marzo 2023, sempre di Btp Italia, che ha raccolto 8,6 miliardi.
Troppo Complesso
Il Tesoro italiano ha fatto jackpot quando ha deciso di pensionare il Btp Futura, troppo complesso per poter attirare i piccoli risparmiatori, sostituendolo con nuova famiglia di titoli dedicata esclusivamente ai risparmiatori retail, il Btp Valore.
Il primo collocamento in giugno ha registrato i risultati più elevati di sempre in termini di valore sottoscritto, 18,2 miliardi, e di numero di contratti mentre il secondo collocamento, effettuato lo scorso mese di ottobre, è stato sottoscritto per 17,2 miliardi.
E ora?
I deflussi sono continuati anche a novembre ma, considerando che l’inflazione in calo dovrebbe consentire un allentamento della politica monetaria, è facile ipotizzare che il picco negativo sia stato ormai raggiunto.
Alla discesa dei tassi dovrebbe corrispondere un graduale ritorno sul prodotto polizze che dovrebbe beneficiare anche della rassicurazioni al settore arrivate dal salvataggio di Eurovita, realizzato con un’operazione di sistema che sembra avere convinto i mercati.