Si allontana l’ipotesi di una conferma di Pier Carlo Padoan. Andrea Orcel e i maggiori azionisti della banca desiderano ricucire del Governo dopo lo scontro su Mps e la nomina di un presidente gratuito aiuterebbe la pace.

La riconferma di Pier Carlo Padoan alla presidenza di Unicredit appare ogni giorno sempre più complessa. Secondo indiscrezioni circolate nei giorni scorsi e riportate da «Reuters» Padoan potrebbe essere sacrificato in nome della riappacificazione con l’Esecutivo.

I rapporti del Governo con Unicredit sono ai minimi termini dopo il reiterato rifiuto del suo amministratore delegato Andrea Orcel a pendere in considerazione il dossier Monte dei Paschi dia Siena. I toni del confronto fra manager e rappresentanti del governo Giorgia Meloni sono stati molto aspri e ora richiedono una ricucitura.

Il grande elettore di Orcel

A tessere le fila del nuovo accordo di pace, secondo quanto risulta a finewsticino.ch sarebbe Fabrizio Palenzona, presidente ella Fondazione Crt che è socia di Unicredit con una quota dell’1,6%.

Palenzona è il grande elettore di Orcel in Unicredit e, allo stesso tempo, è uno dei pochi uomini della finanza italiana ad essere apertamente vicino a Meloni, complice il lungo rapporto di amicizia e stima con il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Molte partite in gioco

Da qui alla prossima primavera dovranno essere scelte molte cariche essenziali per il mondo finanziario italiano come i vertici di Cassa Depositi e Prestiti, Acri e Abi. Palenzona vuole giocare da king maker in tutte e tre le partite e ha bisogno di avere al suo fianco Unicredit nel pieno della sua influenza finanziaria, politica e bancaria.

Per la successione di Padoan, da sempre organico al centrosinistra e molto vicino a Massimo D’Alema e che in quanto tale è naturalmente inviso a un governo di centrodestra, si fanno molti nomi. Tra i profili più interessanti c’è sicuramente quello di Daniele Franco, ex ministro delle Finanze e uomo da sempre vicinissimo a Mario Draghi ma stimato anche dall’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Un grande valore aggiunto per una banca

Un altro nome che spesso ricorre per la presidenza di Unicredit è quello di Lorenzo Bini Smaghi attualmente presidente di Societè Générale. Il suo ricco curriculum da banchiere centrale sarebbe un grande valore aggiunto per una banca che ha l’ambizione di crescere fino ala livello dei colossi mondiali del credito.

A rendere il nome di Bini Smaghi ancora più suggestivo contribuiscono le suggestioni circolate in ambienti finanziari secondo le quali SocGen potrebbe essere un target sia di Intesa Sanpaolo sia della stessa Unicredit.

Mps continua a correre

Intanto il Monte dei Paschi, che è stata la pietra dello scandalo nello scontro tra Unicredit e Ministero dell’Economia, continua a inanellare notizie positive. La banca ha ampiamente superato il processo annuale di revisione e valutazione prudenziale della Bce noto come Srep.

Mps ha reso noto di rispettare «ampiamente» i requisiti patrimoniali previsti dalla Vigilanza a partire dal 1° gennaio 2024. Nel dettaglio, la Bce ha abbassato all'1,15% la Pillar II Capital Guidance P2G rispetto agli attuali livelli del 2,5%. Una riduzione, aggiunge la banca di Rocca Salimbeni, «che riflette i positivi esiti dello stress test dell’Eba» di quest'anno.

Status di banca sistemica

Non solo. Banca d’Italia ha tolto a Mps l'obbligo di riserva dal gennaio prossimo, collegato allo status di banca sistemica nazionale, qualifica che non appartiene più a Siena. Il requisito minimo complessivo, in termini di Cet 1 ratio si riduce all'8,56% in riduzione di 0,25 punti percentuali rispetto al precedente.