Dopo una lunga negoziazione i 270.000 addetti strappano un aumento lordo di 435 euro grazie alla «strana coppia» Messina e Sileoni.

È stato firmato dalla Fabi, dalle altre organizzazioni sindacali, dall’ABI e dal gruppo Intesa Sanpaolo il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei 270.000 bancari italiani. Il nuovo contratto scadrà il 31 marzo 2026 e prevede 435 euro di aumento medio mensile della retribuzione, a partire dal prossimo mese di dicembre, pagamento degli arretrati per il periodo luglio-novembre di quest’anno con una media di 1.250 euro, ripristino pieno della base di calcolo del trattamento di fine rapporto a partire dall’1 luglio 2023.

L’aumento concordato, inoltre, produce effetti positivi anche sulla tredicesima mensilità. L’aumento di retribuzione è stato approvato a fronte anche di un a riduzione, seppur minima, dell’orario di lavoro settimanale che ia partire dal 1 luglio 2024, da 37 ore e mezza a 37 ore, con una diminuzione di 30 minuti complessivi.

La strana coppia

La trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari ha due vincitori assoluti Lando Sileoni, segretario della Fabi, il maggiore sindacato bancario italiano e Carlo Messina, Amministratore delegato di Intesa Sanpaolo che occupa poco meno di 95.000 persone.

Prima di questa trattativa era difficile pensare a un asse tanto stretto fra due personaggi apparentemente agli antipodi. Sileoni è un sindacalista di enorme successo grazie a uno stile mai patinato, ma anzi caratterizzato da uno stile comunicativo molto diretto e al limite del brutale. Accreditato di simpatie pentastellate, guida da anni il maggior sindacato d’Italia con piglio personalistico.

La cospicuità dell’aumento, degno delle trattative che venivano portate avanti negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, rimettono il mondo bancario al centro del panorama economico nazionale, come non loro è più da tempo.

Messina scompagina i giochi

O per un sindacalista che grida giustamente vittoria, in Italia c’è n’è un altro, Maurizio Landini, segretario della Cgil, che non riesce a organizzare uno sciopero di pienai successo contro il governo più di destra che la storia repubblicana abbia mai prodotto.

A scompaginare i giochi è stato proprio Messina che, in barba a qualunque strategia negoziale, ha detto immediatamente che la base di richieste del sindacato era giusta e corretta in un discorso fatto, tra l’altro proprio dal palco del congresso Fabi. Sileoni riconosce apertamente i meriti di Intesa Sanpaolo ricordando che «l’accordo è stato condiviso con gli ad di tutte le banche, ma senza la fondamentale presa di posizione di Messina, esplicitata al nostro congresso nazionale di giugno, sarebbe stato molto più complicato raggiungere questo accordo».

La prima donna a ricoprire questo ruolo

La mossa di Messina ha preso in contropiede sia l’Associazione bancaria Italiana sia Ilaria Dalla Riva Head of People & Culture Italy di UniCredit oltre che presidente del Comitato per gli Affari Sindacali e del Lavoro (Casl).

Dalla Riva è la prima donna a ricoprire questo ruolo. La mossa di Intesa Sanapolo oltre ad essere in linea alla vocazione sociale che da sempre l’istituto rivendica, avvicina molto il contratto dei bancari a quello degli assicurativi, colmano un gap che ha visto questo ultimi sempre più privilegati negli ultimi anni.

Il sogno di Messina

Questa vicinanza avrebbe il pregio, secondo più di un osservatore di favorire qualunque progetto di creazione di un conglomerato finanziario che prevede il matrimonio di una banca e un’assicurazione. Come quella che da tempo sogna Messina e che prevede il matrimonio fra Intesa Sanpaolo e Assicurazioni Generali.