Le principali notizie del settore finanziario svizzero sono occupate soprattutto dalle grandi banche. Tuttavia, in termini di prestazioni, sono soprattutto gli istituti più piccoli a offrire ai clienti il maggior valore aggiunto, come dimostrato da un primo studio scientifico di cui finewsticino.ch dispone in esclusiva.

La ZHAW Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo ha analizzato un totale di 69 istituti finanziari che offrono servizi di gestione patrimoniale, vale a dire nella materia principale del settore bancario svizzero.

Gli autori hanno esaminato un totale di dodici indicatori, suddivisi in quattro categorie: redditività, efficienza, risorse di capitale e crescita. Ciò che è interessante in quest’analisi, intitolata «Wealth Management in Svizzera», è che praticamente al vertice si trovano gli istituti più piccoli, vale a dire niente UBS, Julius Bär o Zürcher Kantonalbank.

Da ciò si può dedurre che gli istituti finanziari più piccoli evidentemente portano avanti meglio o in maniera più coerente la loro strategia, cosa che ha a sua volta un impatto sull'efficienza e sulla redditività. Questa ipotesi è ulteriormente corroborata dal fatto che alcune di queste «micro-banche» figurano addirittura tra le prime tre di diverse categorie.

Forti personalità imprenditoriali

Con queste premesse, BZ Bank, fondata a suo tempo dal finanziere Martin Ebner e ora di proprietà della Banca cantonale grigionese, occupa il primo posto nella classifica generale, seguita da Globalance Bank e Neue Privat Bank (NPB), queste ultime comunque a Zurigo.

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Per quanto diversi siano i tre istituti, hanno alcune cose in comune: sono stati o sono formati da forti personalità imprenditoriali (Martin Ebner, Reto Ringger, Markus Ruffner). Con le rispettive strategie (trading azionario/brokerage, sostenibilità, competenze specifiche in materia di investimenti), ognuna di esse dispone di un forte elemento di differenziazione e grazie ai loro bassi costi sono efficienti e ricche di capitali. Quindi hanno anche ottime condizioni per raggiungere una buona crescita.

Per quanto riguarda la redditività, misurata in termini di capitale totale, capitale proprio e rendite AuM, sono in particolare le banche private tradizionali (in alcuni casi anche alcune più grandi) a oscillare al vertice. La loro attività non è particolarmente ad alta intensità di capitale e allo stesso tempo hanno molti fondi propri. Questo corrisponde a ciò cui aspira la ricca clientela privata (vedi classifica sotto).

Profitabilität 555

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In termini di efficienza, sono soprattutto le banche o gli istituti più piccoli che, oltre alla loro elevata redditività, hanno costi notevolmente inferiori, soprattutto grazie alla loro posizione geografica al di fuori delle principali piazze finanziarie svizzere (cfr. classifica sotto).

Effizienz 500

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In termini di dotazione di capitale, gli istituti gestiti dai proprietari si collocano per lo più nel gruppo al vertice. Grazie alla loro elevata dotazione di capitale proprio, hanno indicatori superiori alla media come il coefficiente CET1, l’indice di leva finanziaria o il coefficiente di copertura della liquidità. Le banche gestite da partner possono permettersi un capitale proprio più elevato perché non subiscono la pressione degli azionisti esterni per conseguire la massimizzazione.
(vedi classifica sotto).

Kapitalausstattung 555

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Gli autori dello studio attribuiscono la crescita ai classici indici patrimoniali come la raccolta netta, l'andamento del patrimonio gestito (Assets under Management) e confrontano queste cifre con il numero di dipendenti di una banca. Ciò fornisce chiare indicazioni sul fatto che la crescita sia anche redditizia o sia semplicemente «pulizia del fatturato» (vedi classifica sotto).

Wachstum 555

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Organi di gestione snelli e maschili

Infine, lo studio ha esaminato i consigli di amministrazione delle 69 banche e ha scoperto che molte di esse hanno (solo) cinque o sei membri. Ciò indica che questi istituti preferiscono una struttura snella del consiglio di amministrazione.

Nonostante i numerosi sforzi, le donne sono ancora sottorappresentate, secondo lo studio. In quasi il 40% dei consigli di amministrazione non ci sono donne (in un totale dell'80% delle aziende, la percentuale di donne nel consiglio di amministrazione è inferiore al 30%).