Gli eredi dell’ex presidente del consiglio hanno accettato l’eredità e chiuso il processo di successione senza litigare e rinunziando a 230 milioni di euro.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
I cinque figli del Fondatore di Mediaset, Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi hanno dato una dimostrazione di unità familiare e fedeltà alle volontà paterne non indifferente. A meno di 90 giorni dalla scomparsa del padre hanno chiuso un’eredità stimata tra 4 e 5 miliardi di euro.
I figli hanno anche rinunziato a 230 milioni di euro che sono stati destinati da Silvio Berlusconi al fratello Paolo e alla compagna Marta Fascina, cui sono andati 100 milioni di euro ciascuno, mentre 30 milioni sono stati destinati all’amico di una vita Marcello Dell’Utri.
Fatte con addendum
In termini prettamente legali i figli avrebbero potuto impugnare queste donazioni, fatte con addendum al testamento che avevano più di una carenza formale, ma hanno preferito rispettare in toto le volontà del padre.
Una bella lezione se si pensa che gli eredi di Leonardo del Vecchio non hanno trovato una sintesi a oltre un anno dalla scomparsa del fondatore di Luxottica.
La pace arriva via Pec
La chiusura del testamento è stata annunciata con un messaggio email inviato ai giornalisti dall’indirizzo di posta certificata (Pec) di Marina Berlusconi. Una scelta irrituale ma molto empatica con cui hanno reso noto di aver accettato l'eredità, «in totale armonia per onorarne la memoria con profonda gratitudine, ispirandosi alla sua immensa generosità».
Il valore complessivo dell’eredità si aggirerebbe attorno ai 4 miliardi di euro, a cui vanno sommate le grandi ville come quelle di San Martino ad Arcore e Certosa in Sardegna Tutti i cespiti immobiliari, che cuberebbero almeno 1 miliardo, e che fanno capo alla holding Dolcedrago, che verrà ripartita nelle proporzioni ereditarie: circa 30% ciascuno a Marina e Pier Silvio, e il 13,3% ciascuno a Barbara, Eleonora e Luigi.
Sulle barche – sulle quali ci sarebbe un tacito accordo tra i figli per utilizzarle a turno –, le opere d'arte e gli investimenti personali, il rapporto dovrebbe essere grosso modo il 60% a Marina e Pier Silvio e il 40% a Barbara, Eleonora e Luigi.
Marina e Pier Silvio guidano Fininvest
Nella sostanza, l’impero — a partire da Fininvest — è stato diviso nella proporzione 52%-48%. La prima quota farà capo a Marina e Pier Silvio, divisa in parti uguali, la seconda a Barbara, Eleonora e Luigi (sempre in parti uguali).
Tutti i figli hanno siglato una clausola che li impegna a non vendere o modificare per cinque anni le quote possedute nelle holding che erano del Cavaliere (61% di Fininvest) e quindi nella stessa Fininvest. Tutti i figli contribuiranno al pagamento, sempre 52%-48%.
Controllo indiretto
«Per effetto di questa accettazione Marina e Pier Silvio – si legge nei documenti – assumono congiuntamente il controllo indiretto su Fininvest, assicurandone con chiarezza la stabilità e la continuità gestionale».
In pratica entrambi continueranno la missione industriale affidata loro dal padre. La prima come presidente di Fininvest e Mondadori, e il secondo al vertice di Mfe-Mediaset.