Giorgia Meloni non ha partecipato al Workshop Ambrosetti di Cernobbio adducendo «motivazioni familiari» salvo poi andare al Gran Premio di Monza. I partecipanti al Think Tank non hanno apprezzato ma la leader del Pd non è riuscita ad approfittarne. Anzi.
Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch
A Cernobbio, una delle località più chic del Lago di Como, a pochi minuti di auto da Laglio, divenuta famosa per la villa di George Clooney (ora in vendita), da quarantanove anni si celebra il Forum Ambrosetti, uno degli appuntamenti più rilevanti dell’agenda italiana.
Negli anni si sono avvicendati al tavolo dei relatori personaggi del calibro di Alberto II di Monaco, José María Aznar, Silvio Berlusconi, Joe Biden, Carlo Azeglio Ciampi, Gianni Agnelli, Luca Cordero di Montezemolo, Sergio Marchionne, Recep Tayyip Erdoğan, Bill Gates, Henry Kissinger, Christine Lagarde, Shimon Peres, Joseph Ratzinger, Yasser Arafat e tanti altri.
Una buona idea
Essere invitati è importante. Declinare l’invito non è una buona idea. Inventare una scusa di comodo per non partecipare e apparire a pochi chilometri di distanza è anche peggio.
Tanto più che è stato proprio a Cernobbio, lo scorso anno, che l’investitura di Giorgia Meloni a presidente del consiglio ha avuto l’ok definitivo del gotha della finanza italiane e internazionale.
Giudizio positivo su Governo
L’assenza della premier è stata annunciata e accolta con freddezza da una platea e da organizzatori decisamente non abituati a rifiuti. Il Governo però è stato presente in massa con ministri molto importanti.
Fra i partecipanti è stato realizzato un sondaggio sull’Esecutivo dal quale è emerso che la platea di banchieri e imprenditori del Forum Ambrosetti ha un giudizio cautamente positivo sull’operato del governo di Giorgia Meloni.
Una valutazione chiaramente insufficiente
Nel sondaggio proposto durante il dibattito, circa il 30% dei presenti ha espresso una valutazione chiaramente insufficiente. Il 18,3% dei presenti ha espresso un giudizio intermedio, mentre il 50,7% dei partecipanti ha dato un voto positivo.
Come era evidente che fosse la platea ha bocciato sonoramente la tassa sugli extraprofitti. Più del 60% dei partecipanti ha assegnato a quella misura un voto decisamente negativo.
Schlein non ne approfitta
Del mezzo passo falso di Meloni non ha tratto vantaggio la leader dell’opposizione Elly Schlein, che anzi è riuscita a fare peggio di Giorgia Meloni. Ha partecipato all’evento non di presenza ma con un messaggio da remoto, inviato da una location assolutamente improvvisata. Una scelta che è stata letta come un atto di sciatteria rivelatore del giudizio che Schlein ha di quel contesto.
Il contenuto dell’intervento è stato seguito da applausi di circostanza che hanno indotto la regia a chiudere il collegamento con la sala per evitare silenzi imbarazzanti.
L’applausometro percepito dall’esterno del convegno ha premiato decisamente di più gli interventi dei rappresentanti dell’esecutivo tenuti dal vivo di fronte alla platea dei convenuti. Tra l’altro i commenti a caldo degli addetti ai lavori sul messaggio del segretario del Pd sono stati a dir poco caustici.
Meglio Calenda e Conte
Chi ha approfittato dell’occasione è stato Carlo Calenda, segretario di Azione uno dei partiti dell’opposizione, che ha offerto un intervento molto fattuale alla platea pieno di spunti pratici e di misure che potrebbe condividere con l’attuale esecutivo.
Calenda, che ha un passato da uomo d’azienda, ha mostrato un approccio pratico che è stato applaudito.
Una metafora motoristica
Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, ha giocato inevitabilmente in difesa dei provvedimenti presi dai suoi governi che l’attuale esecutivo ha deciso di smontare a partire dal Reddito di cittadinanza.
Ma poi ha attaccato Meloni sottolineandone l’assenza e no perdendo l’occasione di una metafora motoristica. Paragonando il suo governo a quello attuale ha detto che «avevamo una Ferrari, adesso sta diventando bici a pedalata assistita».