Il presidente della Fondazione Crt potrebbe essere il nome in grado di sbloccare l’impasse sulla lista del Cda che Alberto Nagel sta preparando.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Fabrizio Palenzona, presidente della Fondazione Crt, potrebbe essere il nome in grado di quadrare gli interessi dei soci principali di Mediobanca e dell’amministratore delegato Alberto Nagel, che è ancora impegnato nella redazione della lista del Cda, in vista della prossima assemblea degli azionisti del 28 ottobre prossimo.

Palenzona, che è già stato consigliere di amministrazione e membro del comitato esecutivo di Mediobanca dal 2001 al 2007, è certamente ben conosciuto dalla struttura della banca. E’molto apprezzato dall’ingegnere Francesco Gaetano Caltagirone, il secondo azionista assoluto della merchant bank con una quota del 9,9% e finora molto critico nei confronti di Nagel.

Palenzona punta all’Acri

Durante l’ultima crisi fra gli azionisti di Generali, Palenzona era riuscito a organizzare un pranzo romano fra Caltagirone e Nagel che però non frutto la pace. Un suo coinvolgimento in prima persona potrebbe tagliare la testa al toro.

Palenzona, che ha appena chiuso la cessione di Prelios, di cui è presidente, al gruppo Ion di Andrea Pignataro, ha l’ambizione di diventare anche presidente dell’Acri, l’associazione che racchiude tutte le Fondazioni bancarie.

Il sovraffollamento di cariche potrebbe rendere Palenzona interessato a una vicepresidenza piuttosto più che per una presidenza. Finora il nome dell’attuale presidente della Fondazione Crt non è emerso nelle discussioni a latere dei lavori che sono in corso con i cacciatori di teste.

E’molto probabile che Nagel dovrà rinunciare alla tradizione che vuole che il presidente venga scelto all’interno del management della banca. Per evitare scontri e la presentazione di liste concorrenti da parte degli azionisti, alcune delle regole che hanno guidato la banca dovranno essere stravolte.

Crosetto uomo forte del Governo

Caltagirone, molto vicino a Giorgia Meloni, ha più volte chiesto al Governo di realizzare una norma che consenta ai soci di lungo corso di presentare una lista che automaticamente metta fuori gioco quella del Cda. Nonostante questa iniziativa abbia trovato molti consensi nella maggioranza non è stata tradotta in legge.

Le polemiche agostane, innescate dalle dichiarazioni omofobe di un generale della Folgore, hanno visto il ministro della difesa Guido Crosetto, che ha rimosso il militare dall’incarico, molto criticato dalla sua stessa maggioranza.

Ma l’endorsement del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha riportato Crosetto in una posizione di primazia. Crosetto nasce nella Dc piemontese insieme a Palenzona, cui è legato da antica amicizia. Entrambi sono nel cerchio magico della Meloni che avrebbe ogni interesse a benedire il ritorno di Palenzona in Piazzetta Cuccia.

Grande elettore Orcel

Palenzona non avrebbe alcun problema a ottenere il gradimento di Delfin, primo socio di Mediobanca con il 20% circa del capitale. Il feeling con Leonardo del Vecchio, cementato dalla comune amicizia con Gianni Mion, ha trovato piena espressione nell’asse che ha portato alla nomina di Andrea Orcel alla carica di amministratore delegato di Unicredit.

Morto il fondatore di Luxottica, il legame è proseguito con gli eredi.

Una transizione ordinata in Mediobanca potrebbe essere il prodromo di un processo di rinnovamento, parimenti pacificato, all’interno delle Assicurazioni Generali.

Non è un mistero che Caltagirone e Delfin, insieme ai Benetton (che stimano molto Palenzona che hanno avuto per anni ai vertici di Aeroporti di Roma) vogliano una discontinuità al vertice. Hanno provato a imporla, venendo sconfitti da Mediobanca e dal mercato.

Vista su Generali

Il mandato del Cda, guidato da Philippe Donnet scade con l’approvazione del bilancio al 2024. Considerato il grosso delle operazioni di acquisizione possibili con il budget previsto nel piano industriale sono state effettuate, rimangono 500 milioni per ulteriori eventuali acquisti, non è da escludere che la transizione potrebbe essere anticipata di un anno.

Ma questo, se capiterà, dovrà avvenire senza strappi.