Alla vicenda che passerà alla storia come «la tassazione degli Extraprofitti delle banche» mancano, allo stato, almeno due dimissioni che sarebbero dovute: quelle del ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti e quella del presidente delll’Abi, Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Ricostruiamo i fatti con ordine. L’idea di tassare una tantum le banche, sulla scia di quanto fatto in Spagna, era circolata a lungo in Italia, ma era stata smentita dal ministro Giancarlo Giorgetti in primavera.

Quindi quando lunedì scorso, in una conferenza stampa in cui si presentava un decreto Omnibus, tipici contenitori in cui vengono raccolte misure non omogenee necessarie a colmare carenze di altri atti governativi, è stato annunciato il provvedimento dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il mondo bancario è entrato in subbuglio.

Giorgetti assente

Nella conferenza spiccava una sedia vuota, che avrebbe dovuto essere occupata da Giorgetti. Nell’immediato sono circolate indiscrezioni su frizioni nell’esecutivo, cadute quando è emerso che il provvedimento è stato presentato proprio da Giorgetti e votato all’unanimità dall’esecutivo.

Il giorno dopo, come era inevitabile, le banche hanno perso a rotta di collo su timori di prelievi che arrivavano, secondo le prime stime degli analisti, fino a 10 miliardi di euro. La più tartassata risultava Intesa Sanpaolo che avrebbe dovuto sborsare 2 miliardi. La successiva nota del Ministero delle Finanze che ha precisato come il prelievo non potrà eccedere lo 0,1% dell’attivo ha fatto rientrare parte della speculazione.

Patuelli silente

Non serve altro per definire necessarie le dimissioni del ministro. Antonio Patuelli si è distinto per la sua assenza, Non una dichiarazione, non una nota per tranquillizzare un settore nevralgico per il Paese. Non che Patuelli sia un soggetto avaro di sè. Semplicemente non ha ritenuto di doversi esporre a caldo. Una scelta che i banchieri che non hanno apprezzato.

Tra le vittime di questa vicenda c’è anche la credibilità del Governo di Giorgia Meloni che si è prodotto i delle spiegazioni che sono state un ulteriore autogol.

Profitti ingiusti

Il premier ha detto che sono stati tassati i «profitti ingiusti» delle banche che hanno alzato i tassi di mutui e prestiti senza aumentare le remunerazioni dei conti correnti.

Una spiegazione che forse è adatta a far comprendere la vicenda alla maggioranza degli italiani, che sono semianalfabeti finanziari, ma non accettabile da un presidente del consiglio.

Banche non esenti da critiche

I tassi che le banche applicano ai soldi che prestano hanno un limite nel tasso di usura. Punto. Il modo in cui vengono concessi mutui e finanziamenti fa parte del rischio di azienda della banca e non può essere oggetto di considerazioni terze, tolti i limiti di legge.

Questo non significa che gli istituti siano esenti da rampogne. Le banche sono effettivamente in difetto e lo ha fatto notare anche la Bce. Nel dettaglio incassano il tasso sui depositi della Bce, oggi al 3,75%, depositando i denari che ricevono dai correntisti cui corrispondono in media interessi non superiori allo 0,3% circa.

Il Monito di Lagarde

Il presidente Christine Lagarde due mesi fa ha detto che «la Bce vorrebbe che le banche trasmettessero appieno la politica monetaria. Non solo per quanto riguarda il credito che erogano alle famiglie e alle aziende ma anche sui depositi che ricevono da famiglie e aziende. Tutti i depositi. Le banche dovrebbero applicare questi tassi su entrambi i fronti dell’attività, ma secondo i dati questo non avviene in maniera sufficiente sui depositi».

Questo intervento aveva generato un effetto immediato sui conti di deposito, che prevedono che le cifra non vengano toccate per un certo lasso di tempo, e non sui conti correnti.

Cosa vuol dire profitto ingiusto?

Tornando alle parole di Meloni, in ambienti finanziari le perplessità rimangono molte. Il concetto stesso di extraprofitto è qualcosa che sfugge alla logica. Se l’attività è lecita esiste un limite al profitto? Lo stabilisce il Governo? E allo stesso modo qual è un profitto giusto e quale quello ingiusto?

Come è inevitabile che sia le mosse del Governo hanno dato una sensazione di dirigismo che non può piacere al mondo finanziario. Meloni ha dissipato quella credibilità di cui beneficiava in scia all’onda lunga del governo Mario Draghi. Ora la strada per convincere i mercati è in salita. Nelle prossime settimane capiremo quanto ripida.