In una recente intervista Federico Ghizzoni, oggi presidente di Rothschild Italia oltre che ex amministratore delegato di Unicredit, ha detto chiaramente che una nuova ondata di consolidamento bancario è inevitabile. Ma è una partita che va giocata a carte coperte.
Non è quindi un mistero che l’unico che ne parli apertamente è il capo-azienda di quella banca che, di fatto non ha alternative allo sposalizio.
Luigi Lovaglio, amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena non ci ha girato intorno. «Credo – ha detto – che in un'ottica prospettica che il mercato italiano debba consolidarsi. In Francia 3 banche superano 100 miliardi di capitalizzazione, la nostra prima appena 80 mld. È un problema di capacitá di servire il Paese, è una questione industriale».
La grandezza ha il merito di favorire lei economie di scala, che a loro volta consentono di fornire servizi semplici, a basso costo e tempestivi, di permettere i finanziamenti e dare servizi a costi bassi.
Lovaglio ottimo venditore
In Italia un vecchio detto esorta a «non chiedere all’oste se il vino è buono». Lovaglio è sempre stato un ottimo venditore e lo dimostra una volta di più affermando come «la banca alle quotazioni attuali presenti una grande opportunità di valorizzazione» per cui diventa molto più facile pensare a operazioni di integrazione.
Valutare fattore tempo
«Credo – ha aggiunto – che sia molto importante aumentare la consapevolezza del valore di questa banca. Questo è stato il mio primo compito, far emergere questo valore». Il tempo darà una corretta valutazione e valorizzazione delle banche che parteciperanno al risiko.
I potenziali acquirenti, primo fra tutti Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, continuano a ripetere come il mercato oggi esprima prezzi folli. Non solo.
Il primo trimestre ha evidenziato un generale ritorno del segno più nei bilanci delle banche. Molta di questa corsa è frutto della stretta monetaria della Bce. Le valutazioni, quindi, potrebbero risentire sia in negativo sia in positivo del fattore tempo come risentiranno certamente dell’eventuale, auspicato, rallentamento da parte della Bce.
Orizzonte 1° semestre
L’orizzonte temporale minimo è quello del secondo trimestre. saranno quindi le semestrali a dare gli ordini di grandezza con cui potere ragionare di matrimoni, a meno di colpi di scena. In attesa che il panorama diventi più chiaro gli amministratori delegati continueranno a suonare il loro spartito.
E’ il caso dell’a.d. di Unicredit Orcel che, nel corso del suo intervento all’Italian «Ceo Conference di Mediobanca» ha affermato che «I segnali per la seconda parte dell'anno sono più positivi di quanto lo fossero qualche mese fa, anche per quanto riguarda il costo medio del rischio», e il 2023 «sarà un anno eccellente per quanto riguarda la redditività, ma possiamo fare altrettanto o meglio nel 2024 e nel 2025».
Orcel voleva dare messaggio
La prassi vuole che l’incontro con i capiazienda del settore finanziario e industriale avvenga rigorosamente a porta chiuse. La decisione di Orcel di rendere il suo intervento visibile in streaming ha un chiaro sapore politico e opportunistico.
E Orcel ha ribadito che le cedole saranno ricche. «Noi, ha spiegato, guardiamo la generazione organica di profitto. Qualcuno dice che distribuiamo molto. Ma nonostante il nostro dividendo il nostro capitale sale, non scende. Significa che distribuiamo quello che possiamo permetterci e penso che sia assolutamente sostenibile».