L’esodo continuo di dipendenti da Credit Suisse iniziato al palesarsi dell’operazione di integrazione con UBS, che dovrebbe essere perfezionata il 12 o il 13 giugno, sta assumendo dimensioni molto consistenti.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista ed esperto economico di finewsticino.ch

Dimensioni tali da dovere allarmare il management UBS che non sembra temere di andare ad acquistare se non un guscio vuoto, perlomeno una banca dove sono rimasti coloro che non hanno avuto la forza di andarsene.

Al contrario da UBS traspare una calma olimpica venata da soddisfazione. Come se i dipendenti della futura preda gli stessero facilitando il lavoro.

Vanno via i migliori

Iniziamo con i numeri, che già sono controversi e ovviamente con confermati. «Blick», citando fonti interne a Credit Suisse, parla di 150 uscita al giorno, altri di 200 esodi la settimana. Numeri comunque importanti e che vanno pesati.

Coloro che stanno lasciando sono i banker che hanno più mercato, i migliori. In uscita ci sono, per comprendersi meglio, tutti coloro che da tempo erano corteggiati dalla concorrenza ma che avevano preferito rimanere all’interno della banca svizzera per i motivi più disparati.

Uscite di peso nel WM

La maggior parte degli esodi riguardano il settore dell’investment banking, uno di quelli destinati alla cura dimagrante più robusta una volta che la fusione verrà perfezionata. Ma sono moltissime, e di peso, anche le uscite del wealth management.

E questi sono addii che fanno male perché portano con sé robuste quantità di masse. Se poi passiamo a un’analisi territoriale delle defezioni notiamo che la maggior parte di questi interessano, sempre secondo le indiscrezioni trapelate in queste settimane, l’Asia, vicina e lontana, e le Americhe, ovvero i territori dove, storicamente, Credit Suisse ha sempre giocato un ruolo da player principale.

Solo a titolo d’esempio, la penetrazione di Credit Suisse nei Paesi del Golfo Persico era uno dei vanti della banca e anche motivo di ricchi guadagni. Non è un caso che i primi due soci della banca vengano esattamente da quell’area.

Uscite potrebbero non diminuire tagli

Secondo alcune stime che circolano in ambienti finanziari i tagli post unione tra Credit Suisse e UBS dovrebbero essere compresi fra un minimo di 25.000 unità e un massimo di 36.000.

In termini puramente numerici le uscite di questi gironi potrebbero ridurre il numero degli esuberi. Ma se rimanessero solo, o quasi, le risorse meno pregiate, quelle con poco o nessun mercato, il numero dei posti che saranno tagliati potrebbe paradossalmente aumentare.

Alla fine del 2022 UBS e Credit Suisse avevano un organico complessivo di 123 mila unità, calcolato in posti a tempo pieno. In Svizzera UBS conta 21 mila dipendenti e Credit Suisse 16 mila.