A Milano sono ritornate le indiscrezioni su un possibile matrimonio fra Unicredit e Mediobanca. Il dossier è tutt’altro che inedito.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista ed esperto economico italiano di finewsticino.ch

Negli anni in cui la banca guidata da Andrea Orcel era il primo azionista assoluto di Piazzetta Cuccia tornava con cadenze semestrali all’attenzione degli operatori finanziari.

Il tutto è finito con la gestione di Jean Pierre Mustier che ha cercato di svincolare definitivamente Unicredit da qualsivoglia pastoia italiota vocandola a matrimoni esteri.

Presto Orcel sarà chiamato a tavolo Mps

La situazione nella quale si trovano le due banche, ma soprattutto alcuni dei loro maggiori azionisti, rende il dossier non solo plausibile ma anche un piccolo uovo di Colombo.

Orcel in tempi molto brevi verrà richiamato al tavolo dove il Ministero dell’Economia cercherà di dismettere la quota che detiene nel Monte dei Paschi di Siena.

A quel tavolo l’amministratore delegato di Unicredit si era già seduto quando al governo c’era Mario Draghi salvo alzarsi all’improvviso dopo avere chiesto garanzie, patrimoniali e non, che il Governo non poteva offrire. Non è detto che la seconda volta le cose possano andare meglio, anzi.

Mediobanca boccone non enorme

Mediobanca, che capitalizza circa 8 miliardi di euro, è un boccone più che digeribile per Unicredit che in borsa vale poco meno di 36,5 miliardi.

Da un punto di vista delle possibili sovrapposizioni un matrimonio fra i due istituti sarebbe quasi ideale, risolvendo l’endemica debolezza del Cib di Unicredit mai più tornato ai fasti che ha conosciuto sotto la gestione di Sergio Ermotti.

L’operazione consentirebbe anche il ritorno di Unicredit nell’Asset Management, con una presenza nel settore dei grandi patrimoni che da anni non ha più una copertura capillare e con la possibilità di valorizzare il rapporto con Banca Mediolanum.

Matrimonio occasione d’oro per eredi Del Vecchio

Ma questo matrimonio sembra l’unica soluzione in grado di risolvere l’impasse in cui si son venuti a trovare alcuni soci italiani, ovverosia gli eredi di Leonardo del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone.

Entrambi si trovano ad essere soci sia di Unicredit sia di Mediobanca, sia, soprattutto di Generali, che hanno cercato di conquistare la scorsa primavera venendo sconfitti proprio da Mediobanca.

Ma lo scorso mese di giugno Leonardo del Vecchio è morto e si è aperta una successione che nelle intenzioni del patriarca avrebbe dovuto essere veloce e pacifica e che invece si sta trasformando in una lunga e costosa guerra di posizione.

Dossier Mediobanca/Banca Generali in naftalina

E’ risultato chiaro a tutti che Francesco Milleri, ora a capo della holding familiare della famiglia del fondatore di Luxottica, mai riuscirebbe a ottenere il via libera da tutti gli eredi a operazioni che comportino potenziali erosioni o spese di capitale.

A titolo di esempio sarebbe impossibile ottenere il via libera a un’operazione che veda Mediobanca acquistare una preda di qualsivoglia natura. Ed è per questo che il dossier di acquisizione di Banca Generali da parte della banca guidata da Alberto Nagel è stato messo in naftalina.

Sarebbe molto più semplice, evidentemente con l’aiuto di advisor terzi, ottenere l’ok a un’operazione che consentirebbe alla famiglia Del Vecchio di liberarsi della quota di circa il 20% che la rende il primo azionista di Mediobanca e di valorizzare la meno ingombrante partecipazione che hanno in Unicredit, di poco inferiore al 2% del capitale.

Caltagirone d’accordo

L’operazione dovrebbe incontrare anche il gradimento di Francesco Gaetano Caltagirone, l’altro grande sconfitto nella campagna su Generali della scorsa primavera. I motivi sono molteplici. Innanzitutto, valorizzerebbe il 5,61% che controlla nel capitale di Piazzetta Cuccia.

In seconda battuta godrebbe dei benefici dell’operazione sulla sua quota in Unicredit, di circa l’1%. Caltagirone, che ama visceralmente gli ambienti bancari, è entrato nel capitale di Unicredit dopo una lunga permanenza in Monte dei Paschi di Siena, di cui è stato vicepresidente.

Ruolo rilevante

Qualora dovesse riuscire ad avere un ruolo rilevante in un merger bancario potrebbe cercare di ottenere una nuova vicepresidenza. Infine, non è peregrino pensare che giocherebbe un ruolo rilevante che la vendetta nei confronti di Alberto Nagel.

A rendere ancora più corposi i «rumors» ha contribuito anche la notizia del recente ingresso di Orcel nella Fondazione Del Vecchio.

Orcel ha preso il posto dell'ex amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier che era entrato nell'ente benefico dopo che Del Vecchio aveva trasformato a metà febbraio del 2018 la srl Delfin H, controllata dalla lussemburghese Delfin sarl, in fondazione.