La classifica dei miliardari italiani realizzata come ogni anno da «Forbes» dà una serie di spunti di riflessione che meritano di essere sottolineati e approfonditi. Il primo è che l’uscita dalla pandemia ha fatto aumentare il numero dei ricchissimi del Belpaese.

La «Forbes Billionaires 2023» vede un numero record di italiani, 64, dodici in più rispetto al 2022, titolari di patrimoni per complessivi 215,6 miliardi di dollari, contro i 194,5 miliardi degli italiani presenti nella lista dell’anno scorso.

Scorrendo i nomi dei presenti si ricava un prezioso insegnamento: in Italia la finanza non è un settore che rende miliardari. Delle fortune presenti e catalogate solo quella della famiglia Doris, rappresentata da Annalisa e Massimo, figli del fondatore di Banca Mediolanum Ennio Doris e dalla sua vedova, Lina Tombolato, deriva da attività di natura eminentemente finanziaria.

Una manifestazione del potere

I due fratelli sono accreditati di un patrimonio personale di 1,3 miliardi di dollari l’uno, mentre la madre si ferma un gradino più sotto a quota 1,2. Per tutti gli altri la causa principale dell’arricchimento é l’industria.

Le attività finanziarie, ove presenti, sono un corredo del successo ottenuto nel business e una manifestazione del potere che si è in grado di esercitare all’interno del mondo finanziario italiano.

Finanza amore tardivo degli industriali

Spesso si tratta di amori tardivi, come per Leonardo del Vecchio, che ha desiderato essere un king maker anche nel campo finanziario nell’ultima parte della sua esistenza.

Altrettanto frequentemente troviamo amori mai sbocciati come nel caso di Francesco Gaetano Caltagirone, che, forte dei suoi 3,8 miliardi, da quasi trent’anni cerca di ripetere i fasti ottenuti nel settore delle costruzioni, anche nel campo della finanza, con risultati dimenticabili e che al massimo gli hanno garantito la vicepresidenza di Mps.

Altri ancora, come Mario Moretti Polegato, 45esimo italiano più ricco con 1,5 miliardi, hanno cercato di partecipare a una delle tante guerre che hanno caratterizzato il risiko bancario italiano nel corso degli anni, avendo la disavventura di schierarsi con lo schieramento risultato poi perdente (quello di Gianpiero Fiorani nella battaglia per Antonveneta).

Nessuno dei grandi imperi italiani ha mutuato lo schema del conglomerato finanziario che Paolo Fresco imparò in General Electric e cercò di replicare in Fiat.

Ferrero re dei Paperoni

Il primo posto della classifica di Forbes è occupato da Giovanni Ferrero, con un patrimonio di 38,9 miliardi e si tratta di una leadership profondamente meritata.

L’erede dell’inventore della Nutella ha stravolto la modalità di gestione della società di famiglia, originariamente basato sulla crescita interna, inaugurando una stagione di acquisizioni, ben 14 dal 2015 a oggi.

Seguono Armani e Berlusconi

La seconda e terza posizione sono occupate da Giorgio Armani e da Silvio Berlusconi e famiglia, due ultra ottantenni con un patrimonio rispettivamente di 11,1 e 6,8 miliardi di euro. L’ex presidente del consiglio ha corteggiato la grande finanza più volte, subendo rifiuti anche dolorosi come quello delle Generali che declinarono il suo interesse a divenire socio.

Eredità distruggono gli imperi

Scorrendo la classifica si nota come molti patrimoni, come ad esempio quello di Leonardo del Vecchio, siano ormai divisi fra gli eredi. La corporate governance che questi gruppi familiari si sono dati dovrebbe garantire l’unità in sede di investimento.

Lo stallo in cui partite rilevanti per la finanza italiana come Mediobanca e Generali sono state precipitate per gli scontri fra gli eredi del fondatore di Luxottica, fanno invece temere che il passaggio generazionale porti alla creazione di tanti nuovi ricchi, ma alla perdita dei rispettivi imperi.

La sola morte di Del Vecchio ha creato 8 nuovi milionari. Sono i sei figli Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente –, la vedova, Nicoletta Zampillo, e Rocco Basilico, figlio di Zampillo e del banchiere Paolo Basilico. Quattro di loro (Clemente, Luca e Leonardo Maria Del Vecchio e Rocco Basilico) sono gli unici miliardari italiani con meno di 40 anni e Clemente, 18enne, è il più giovane miliardario del mondo.

Rookie a 85 anni

La gerontocrazia patrimoniale italiana è dimostrata dalla prima new entry in classifica, quello di Giovanni Arvedi, 42esimo con un patrimonio di 1,7 miliardi. Arvedi, 85 anni, è il proprietario del gruppo metallurgico Arvedi di Cremona.