La squadra lariana, appena approdata in A, ha la proprietà più ricca del campionato e una gestione anglosassone che punta ad attirare investimenti non solo sul team.

Il Como 1907 ha guadagnato la promozione in serie A, senza dovere passare dai playoff. Il team non ha un grande passato, ma si candida ad avere un radioso futuro.Il suo miglior risultato di sempre è stato il sesto posto ottenuto al termine della sua prima stagione in massima serie, nell'edizione 1949-1950.

Per il resto il Como ha disputato 37 campionati di Serie B e 13 di Serie A, l'ultimo dei quali nella stagione 2002-2003. Gioca in uno stadio piccolissimo, il Giuseppe Sinigaglia, ma che è anche uno dei più invidiati al mondo visto che da molti dei suoi posti si gode anche la meravigliosa vista del Lago.

Chelsea italiano

La struttura oggi è capace di 7.798 posti e sono già iniziati i lavoro per ampliarlo fino a 12.000 o 13.000 posti in vista del prossimo campionato. Per il blasone del luogo di origine e per lo stadio, piccolo e incastonato nel centro cittadino, in una zona centrale ed elegante, il Como si candida ad essere un Chelsea italiano.

Le ambizioni sono supportate da una proprietà che è la più ricca del campionato italiano che ha già strutturato la società inserendo nomi in grado da soli di fare sognare i tifosi.

Più ricchi d’Indonesia

Amministratore unico della società è Dennis Wise che, non a caso, del Chelsea è stato una bandiera per oltre un decennio. La squadra è allenata da Cesc Fabregas che qui ha chiuso la sua carriera da giocatore dopo essere stato una bandiera del Barcelona, del Chelsea e dell’Arsenal.

Tra i soci di minoranza figura Thierry Henry, miglior marcatore della storia dell’Arsenal con 229 reti. Le ambizioni della società non sono velleitarie perché posano sulla fortuna dei proprietari del club Michael Bambang Hartono e suo fratello Robert Budi, che sono gli uomini più ricchi d’Indonesia.

La squadra più ricca d’Italia

Robert Hartono è sempre presente con qualunque classifica degli uomini più ricchi al mondo. Anche «Forbes» lo ha inserito nella sua Top 100. Il patrimonio personale di Robert Hartono si aggira intorno ai 24,2 miliardi di dollari ed è il 61° più alto del pianeta. Il fratello Michael occupa la 65° piazza assoluta.

Il Como è la squadra più ricca d’Italia. A seguire ci sono Il Monza della famiglia Berlusconi che vanta un patrimonio di 7,1 miliardi, la Fiorentina di Rocco Commisso (6,1 miliardi), il Bologna di Joey Saputo (4,8 miliardi di dollari) e la Roma dei Dan Friedkin (4,3 miliardi di dollari). La Juventus, è dietro con John Elkann che ha «appena» 2,1 miliardi di dollari di patrimonio.

Banca Centrale d’Asia

Robert e Michael sono i nomi occidentalizzati i cui nomi indonesiani sono Budi e Bambang. La loro fortuna si fonda sull’azienda di famiglia acquistata dal padre che produce sigarette kretek, ovvero aromatizzate ai chiodi di garofano ed è chiamata Djarum. Da questa è cominciato il loro impero che non si è fermato solo al tabacco. Come spesso capita anche in Occidente la famiglia fa il salto definitivo nell’iperuranio dei ricchissimi quando diversifica anche nel comparto finanziario.

E’ il caso del loro investimento nella Banca Centrale d’Asia, la principale banca indonesiana di cui detengono il 51%. Nel 1997-98, durante la crisi economica asiatica, sono stati lungimiranti nell’occupare i posti migliori lasciati dalla famiglia Salims. Alle sigarette si sono aggiunti l'azienda elettronica Polytron, investimenti nell'immobiliare di lusso, la startup Razer. I due fratelli hanno superato gli 80 anni e i figli (7 tra tutti e due) e i nipoti presto prenderanno in mano ufficialmente l'eredità dell’impero.

Secondi indonesiani

I fratelli Hartono nono sono i primi indonesiani a investire in una squadra di calcio italiana. Nel 2013 Erick Thohir, membro dia una delle famiglia più ricche dell’indonesia guidata dal fratello Garibaldi e attiva principalmente nella produzione di Carbone, acquista la maggioranza dell’Inter da Massimo Moratti. Ne è uscito definitivamente nel 2019 senza avere vinto nessun trofeo ma con una plusvalenza, fatto più unico che raro nel calcio, stimata in oltre 150 milioni di euro.