In quella data è attesa la sentenza di appello per gli ex vertici. In caso di assoluzione di fatto verrebbero definitivamente meno i rischi legali, che hanno reso finora impossibile ogni matrimonio per la banca.
La sentenza di appello per l’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo, e l’ex amministratore delegato Fabrizio Viola, nel processo di secondo grado sulle presunte irregolarità nella passata gestione della banca senese (in relazione alla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria) è slittata al prossimo 11 dicembre a causa della malattia di uno dei giudici.
La decisione è molto attesa, alla luce dei recenti pronunciamenti dei giudici di ultima istanza, che hanno ribaltato i giudizi sulle inchieste relative alla gestione del Montepaschi.
Alcun documento
Per due volte infatti la Cassazione ha stabilito che non ci sono stati reati nella passata gestione del Monte: non ci fu occultamento di alcun documento segreto e non ci sono stati illeciti contabili con le operazioni Alexandria e Santorini.
Finora sono usciti indenni da tutti i procedimenti i predecessori di Profumo e Viola, l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni, ovvero il management che decise e l’acquisto di Antonveneta, l’origine di quasi tutti i mali del Monte.
Accantonati 1,1 miliardi
La banca ha accantonato per eventuali risarcimenti circa 1,1 miliardi su 4,1 miliardi di rischi complessivi catalogati a «soccombenza probabile». Le cause legate alle comunicazioni finanziarie degli anni 2008-2015 e ai crediti deteriorati (oggetto di una terza inchiesta, oggi ancora pendente in udienza preliminare a Milano) avevano a settembre 2023 un petitum complessivo di 2,9 miliardi.
L’andamento dei processi di Mussari e Vigni rende plausibile un’assoluzione anche per Profumo e Viola tanto che gli analisti di Bank Of America, analizzando i rischi legali di Mps, spiegano che «a chiarezza sull’entità del rischio legale e sulle potenziali riprese di valore potrebbe far crescere ulteriormente il capitale in eccesso, migliorare la redditività e costituire un prerequisito affinché il governo possa trovare un acquirente per la sua partecipazione nella banca» liberando subito 200 milioni degli 1,1 miliardi accantonati. Bofa, va ricordato, è stato uno dei collocatosi del 25% del Monte che il Tesoro ha recentemente messo in vendita.
Bankitalia libera capitale
A far sorridere i soci del Monte dei Paschi di Siena ha contribuito anche Bankitalia escludendo il Monte dalle banche di rilevanza sistemica nazionale. Questa decisione libera capitale nella misura in cui la banca non dovrà già accantonare un buffer di patrimonio pari allo 0,25% degli asset ponderati per il rischio.
Se adesso la condanna di primo grado a carico di Profumo e Viola verrà ribaltata in assoluzione, gli effetti sulla banca saranno considerevoli. Ne è perfettamente consapevole Il ceo del Monte Luigi Lovaglio che, rispondendo alle domande degli analisti nella conference call di commento ai co nei dei 9 mesi ha spiegato che: «potrebbe essere una sentenza destinata a far partire tutto un processo che potrà poi tradursi in un vantaggio economico per la banca», liberando ulteriori accantonamenti.
Interesse su banca
L’eventuale ulteriore ridimensionamento del coinvolgimento dei passati vertici del Monte in viene giudiziale potrebbe fare saltare il tappo e riportare il Monte alò centro del consolidamento bancario. Azzerato o quasi il rischio legale, l’apprezzamento del mercato per l’opera di risanamento e per i conti rimarrebbe senza ombre, confermando l’ottimismo per la prospettiva di un ritorno al dividendo sull’utile del 2024.