La banca guidata da Carlo Messina decide di optare per l'appostamento di risorse in bilancio e rilancia la sua vocazione sociale.

Dell'inviato Giuseppe Failla, pubblicista italiano di finewsticino.ch

Intesa Sanpaolo si mette in scia a Unicredit e decide di non pagare la cosiddetta tassa sugli Extraprofitti optando per l'appostamento a riserva non disponibile della cifra che altrimenti avrebbe dovuto pagare allo Stato, come previsto dalla legge.

Per quanto riguarda la banca guidata da Carlo Messina l'imposta straordinaria calcolata sull'incremento del margine di interesse ammonta a circa 828 milioni di euro per il gruppo e a circa 797 milioni di euro per la capogruppo. Il Cda proporrá all'assemblea di destinare a riserva non distribuibile un importo pari a circa 1,991 miliardi di euro, corrispondente a 2,5 volte l'ammontare dell'imposta di circa 797 milioni.

Una logica evidente

La capogruppo darà indicazione alle banche controllate interessate dal provvedimento (Fideuram, Intesa Sanpaolo Private Banking e Isybank) di adottare lo stesso orientamento, con una conseguente destinazione a riserva non distribuibile per il gruppo Intesa Sanpaolo pari a circa 2,069 miliardi di euro, corrispondente a 2,5 volte l'ammontare dell'imposta.

La scelta delle due maggiori banche del Paese di non pagare la tassa, oltre ad avere una logica evidente che porta a preferire il rafforzamento delle riserve al il pagamento di un'imposta, sgombra il campo da ogni dubbio e apre la strada alle altre banche, decretando l'ingloriosa fine di uno dei capitoli meno edificanti della storia dei rapporti fra banche italiane ed esecutivo.

Da Intesa 1,5 miliardi per sociale

Intesa Sanpaolo ha inoltre deciso che continuerá a supportare iniziative per far fronte ai bisogni sociali, contrastare le disuguaglianze e favorire l'inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale. In particolare Intesa Sanpaolo intende contribuire per un ammontare previsto di circa 1,5 miliardi di euro di costi complessivamente nel quinquennio 2023-2027.

La cifra è di fatto il doppio di quello che la banca avrebbe dovuto pagare se avesse deciso di pagare la tassa e verrà utilizzata per contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale.

Solide a livello europeo

Il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, commentando la notizia ha affermato che «Intesa Sanpaolo è una delle banche più solide a livello europeo: è la forza del nostro bilancio, unita alla sensibilità di Intesa Sanpaolo e delle sue persone nei confronti delle comunità in cui opera, a permettere la realizzazione del principale programma per il sociale promosso nel Paese da un soggetto privato. La nostra attenzione, la nostra sensibilità nei confronti della comunità non nascono oggi; sono parte essenziale delle radici del nostro gruppo. Nell'ultimo decennio abbiamo articolato in maniera sempre piú ampia il nostro programma a favore dell'inclusione finanziaria, educativa e sociale; in particolare tra il 2018 e il 2022 il programma ha raggiunto una dimensione pari a 1 miliardo di euro».