Le domande sul Credit Suisse sono ancora molte, ed è per questo che è fondamentale capire tutti gli avvenimenti. Nella sua prima apparizione pubblica da quando è diventato CEO dell'Associazione Svizzera dei Banchieri, Roman Studer ha dichiarato che è imperativo conoscere come gli altri Paesi giudicheranno le misure intraprese dalla Svizzera in relazione al fallimento della banca.
Martedì sera, per la sua prima apparizione da quando è diventato CEO dell'Associazione Svizzera dei Banchieri (ASB) lo scorso agosto, Roman Studer ha scelto l'assemblea generale dell'Associazione dei Banchieri di Zurigo (ZBV), che rappresenta circa il 40% delle imprese del settore finanziario svizzero, per esporre le sue opinioni.
Il Presidente si è espresso pacatamente, evitando di soffermarsi sulla cattiva gestione del Credit Suisse e sulle carenze nella cultura del rischio. Ha piuttosto cercato di ricavare degli insegnamenti dalle esperienze di questi ultimi mesi, precisando: «Ci sono ancora molte cose che non sappiamo. Ed è per questo che abbiamo bisogno di un'indagine approfondita su quanto è accaduto al Credit Suisse».
Migliorare la gestione delle crisi
Guardando a Berna, Studer ha sottolineato il limitato potere di intervento dell'Autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) e l'insufficiente cooperazione tra quest'ultima e la Banca nazionale svizzera (BNS) nella gestione delle crisi. Ha inoltre auspicato che la BNS possa disporre di una serie più ampia di strumenti per la gestione della liquidità, come quelli di cui dispongono la Federal Reserve, la Banca d'Inghilterra e la Banca Centrale Europea.
«L'interazione, i ruoli e i rapporti tra la Finma e la BNS devono essere chiariti», ha sottolineato Studer, mettendo però in guardia dal prendere decisioni affrettate, populiste o a breve termine, o dall'imporre regolamenti sulla base delle varie misure di politica economica e delle raccomandazioni che verranno presentate nei prossimi mesi.
Maggiori poteri a Finma
«La medicina non deve diventare più pericolosa della malattia», dal momento che su 239 istituti solo uno ha avuto problemi. «Il resto del settore è solido e affidabile», ha dichiarato, anche se alcuni dei presenti hanno messo in dubbio la veridicità di tale affermazione.
La discussione si è quindi spostata sulla questione di come aumentare il potere della Finma alla luce della sua impossibilità di comminare sanzioni pecuniarie. Studer si è detto scettico sul fatto che ciò possa avere un senso, quando una banca è già in difficoltà. Ritiene che sia più opportuno migliorare l’intero framework della Finma, assumendo personale più qualificato ed esperto.
Responsabilità confuse
A margine dell'evento, è stato denunciato il fatto che la Finma si stia facendo del male nei rapporti con le banche piu’ piccole, e che non sappia trattare su un piano paritetico con le grandi realtà.
I sistemi di remunerazione variabile delle banche non sono di per sé il problema, anche nel caso del Credit Suisse, dove a creare difficoltà sono state soprattutto le responsabilità confuse e la mancanza di conseguenze in caso di comportamenti scorretti. Ha sostenuto, pertanto, la necessità di una regolamentazione a livello federale per colmare tali lacune e valutare le responsabilità.
Una visione internazionale
Guardando oltre le elezioni del 22 ottobre, Studer ha sottolineato l’importanza dei report del Financial Stability Board (FSB) previsti per la fine dell’anno e per il primo trimestre dell’anno prossimo. L'FSB è un organismo internazionale che monitora e formula raccomandazioni sul sistema finanziario internazionale.
Questi report forniranno una prima indicazione di come gli altri Paesi stanno valutando l'operato della Svizzera nelle vicende legate al Credit Suisse.